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venerdì 31 ottobre 2014

Lo Sapevate Che: Solo chi crede nella scuola può cambiarla...

Non posso fare a meno di intervenire dopo le enfatiche parole di Matteo Renzi sulla scuola e sulle evidenti ottusità del disegno di legge della sua Ministra. 1. Le supplenze affidate ai docenti dell’Istituto del collega assente: ha presenta la Ministra cosa vuol dire strutturare un orario di cattedra? Come si può pensare che qualcuno che insegna           quella determinata materia abbia libere proprio quelle ore che servono per sostituire il collega di dipartimento? O forse un collega vale l’altro: un giorno i ragazzi faranno italiano, un altro matematica, un altro inglese, in assenza, magari, del loro docente di disegno. 2. Le scuole aperte fino alle 16 e 30 (e addirittura fino alle 22): riscaldamento? Luce? Personale ATA? Quest’anno ho tenuto per la mia quinta un approfondimento di letteratura contemporanea (ovviamente gratis), grazie a un gentilissimo e immolato membro del personale Ata che associava il proprio volontariato al mio, tenendomi la scuola aperta un pomeriggio a settimana. 3. Giugno: lavorare fino alla fine del mese. Già accade. Inoltre il Ministero ha presente il caldo che c’è in una scuola a giugno e luglio? Credo che il Ministero non abbia presente niente. Non sappia neanche che cosa sia una scuola, a leggere anche solo questi tre punti.
Lettera firmata
Sa, non ci trovo nulla di scandaloso nelle proposte ministeriali che lei contesta. 1. Siccome la nostra scuola non ha sufficienti risorse economiche, mi pare del tutto naturale che gli insegnanti presenti suppliscano quelli assenti. Ma questa “naturalezza” è concepibile solo se gli insegnanti amano la loro professione e non si pongono nei confronti della scuola con una mentalità sindacale e/o contrattuale che, in un’attività che ha per obbiettivo l’educazione dei giovani, i pare del tutto fuori luogo. 2. Nel 1998 durante una trasmissione televisiva chiesi all’allora Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer di tenere aperte le scuole fino a mezzanotte, in odo che gli studenti, dopo le ore di lezioni mattutine, potessero nel pomeriggio dedicarsi allo studio, alle loro iniziative creative, al teatro, alla musica, alle attività sportive utilizzando le palestre, alla socializzazione e, perché no, anche all’amore. La risposta dl Ministro fu: “E chi mi paga i bidelli?”. Ma forse nelle scuole superiori potremmo fare a meno dei bidelli, dal momento che non vedo perché giovani dai 15 ai 19 anni no possano pulire le loro aule, lavare i vetri, imbiancare le loro classi, tenere in ordine una biblioteca, (se c’è), insomma fare proprio e quindi affezionarsi a quel luogo, la scuola, dove passano gran parte dei giorni della loro giovinezza. In fondo quali altri spazi di socializzazione sono a disposizione dei giovani? Io vedo solo la strada, meglio se in prossimità di un bar, e poi la discoteca dove, tra luci intermittenti e abbaglianti e suoni ad alto volume, accade di tutto fuorchè la possibilità di socializzare, di cui i ragazzi hanno un estremo bisogno e nessun luogo a disposizione per praticarla. Gli insegnanti potrebbero fare a scuola la correzione dei compiti che solitamente fanno a casa, potrebbero ricevere gli studenti e parlare con loro, potrebbero assisterli a turno per un totale di 36 ore come accade per tutti i lavoratori, riducendo magari le ore dedicate all’espletamento delle procedure burocratiche, a favore di quelle decisamente più proficue dedicate all’assistenza e al colloquio informale con i loro studenti, in modo da conoscerli anche al di fuori dalla gabbia che costringe gli insegnanti in cattedra e gli studenti sui banchi. 3. Quanto a prolungare l’insegnamento fino alla fine di giugno, non mi dica che è ipossibile perché fa caldo. Fa caldo anche fuori, eppure la vita lavorativa continua. Ma forse a scuola fa più caldo perché non solo gli studenti, ma anche gli insegnanti, non frequentano la scuola con entusiasmo, dal momento che, così com'è, non ci trovano un gran senso e sufficienti stimoli per impegnarsi. E allora dobbiamo aspettarci dalle continue riforme ministeriali della scuola stimoli e senso, o queste cose le devono mettere, senza attenderle dai dispositivi ministeriali, gli attori stessi della scuola, che, in prima fila sono gli insegnanti? Qualche insegnante ci prova e trova persino soddisfazione nel suo lavoro, anche se spesso è guardato con sospetto e diffidenza dai colleghi che a scuola ci vanno motivati solo dallo stipendio che è basso, certamente, ma potrebbe essere integrato proprio dall'entusiasmo di fare quel nobilissimo lavoro che si chiama: educazione dei giovani.

umbertogalimberti@repubblica.it- Donna di Repubblica – 20 settembre 2014 -

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