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martedì 7 ottobre 2014

Lo Sapevate Che: La Versailles piemontese, così bella e ben tenuta che non sembra Italia



In molti Paesi europei la caduta di produzione industriale e la perdita di posti di lavoro sono state compensate almeno in parte, dal boom del turismo. In Italia no, eppure siamo la nazione che può offrire di più ai visitatori. Anche quest’anno si è chiuso con un segno negativo, un calo di presenze, di fatturato e di posti di lavoro. Le cose urgenti da fare sono note da anni. Bisognerebbe investire nella rete, dove passa ormai il 40 per cento degli acquisti e l’Italia è in tragico ritardo. Investire meglio sulla cultura, valorizzare i beni artistici e le città storiche, dove non abbiamo concorrenza, e rassegnarci al fatto che le nostre spiagge e montagne sono invece sempre meno attraenti e sempre più care di altre. E ancora: rendere più sicuro il territorio: cambiare il regime fiscale, come per tutto il resto; prendere a modello il sistema turistico di altre nazioni, la Francia su tutti; usare meglio l’informazione e soprattutto il servizio pubblico televisivo, in Italia franato a livelli culturali penosi. Eccetera. Tutti i governi lo sapevano, nessuno ha fatto nulla, anzi in genere hanno agito al contrario. Per evitare di deprimersi, bisognerebbe anche guardare alle cose che in Italia hanno funzionato, capire perché e cercare di ripetere il fenomeno altrove. Uno di questi miracoli si chiama Torino. Liberata dalla cappa di ferro della Fiat, nel male ma anche nel bene, la città è tornata in questi anni all’antico splendore di città d’arte. In meno di un decennio ha moltiplicato per sette il numero dei visitatori, in gran parte grazie al turismo culturale di mostre, eventi legati al cinema, al teatro e alla letteratura, al rilancio dello splendido Museo Egizio e all’impresa del recupero di Venaria Reale. Fino agli anni Novanta, neppure i torinese sapevano dell’esistenza di questa reggia da favola alle porte della città. L’ho visitata una volta, inseguendo la suggestione dei libri di storia, e ho trovato un enorme rudere e la chiesa dello Juvarra ridotta a deposito di munizioni. Una notte per fortuna l’anno visitata anche Piero Fassino e Walter Veltroni, allora ministro della Cultura, e si è finalmente deciso di recuperarla. In soli otto anni, usando per una volta tutti e bene i fondi europei, questa Versailles italiana, monumentale e struggente prova della megalomania dei Savoia, in sette anni è diventata da nulla il quinto museo italiano per numero di visitatori. E’ una storia talmente anomala per l’Italia da essere tentati di scovarvi un qualche inganno, una ruberia, una furbata nascosta. Finora non ho trovato nulla del genere. E se fosse semplicemente che quando si vuole in Italia si riesce ancora a fare cose straordinarie?
Curzio Maltese – Contromano - Il Venerdì di Repubblica – 3 Ottobre 2014 

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