Rifletto sul nome di questa rubrica, da quando l’ho ereditata
da Giorgio Bocca. Antitaliano non significa “opposto all’Italia” e non
significa nemmeno raccontare ciò che in Italia non funziona, ciò che appunto è
anti italiano. Ma piuttosto è un modo, il mio, di raccontare quel che accade
qui e soprattutto altrove, per comprendere come ciò che non sembra italiano
invece ci riguarda, finisce per toccarci e per condizionare le nostre vite.
Raccontare cose lontane che possano innescare una riflessione. Che possano far
capire quanto nel mondo no vi siano società a compartimenti stagni, come tutto
sia realmente in comunicazione. Mi interessa ragionare su un evento macroscopico accaduto altrove, che può svelare qualcosa di
familiare per noi ma che talvolta non riusciamo a percepire nella sua
immediatezza. I programmi politici sono il risultato, sempre, di compromessi. E
il compromesso principale riguarda il calcolo degli interessi elettorali. Poco
importa quali siano le opinioni personali del leader del partito o della
coalizione, tutto deve rispondere a una logica di costi e benefici. I costi
spesso ricadono sulla società e i benefici vanno al partito che ha saputo
meglio degli altri intercettare i condizionamenti del momento. Una Buona Osservazione potrebbe essere questa: se un partito o una coalizione
subisce dei condizionamenti, ci sarà sicuramente una base di riferimento, ci
saranno degli elettori che dettano la linea. Vero, ma quanta parte di
responsabilità ha la politica nel non proporre un cambio di rotta quando lo
ritiene necessario, giusto e perfino in continuità con la propria storia? Il 22
settembre una donna di 32 anni, Elizangela Barbosa, al quinto mese di
gravidanza, muore a Niteròi in Brasile in seguito a un aborto clandestino.
Aveva tre figli. Poche settimane prima Jandira
Magdalena Dos Santos viene ritrovata morta a Rio de Janeiro in una
macchina. Il corpo bruciato e mutilato. Deceduta in seguito in un aborto
clandestino e aveva due figli. Solo qualche giorno dopo, il 5 ottobre, si è
svolto il primo turno delle elezioni presidenziali in Brasile e nessuno dei tre
candidati ha mostrato alcuna apertura su un tema tanto sensibile come la
legalizzazione dell’aborto. In Brasile l’aborto è consentito solo se la
gravidanza è conseguenza di uno stupro o se la madre rischia, portandola
avanti, la propria vita. N tutti gli altri casi si ricorre all’aborto
clandestino, pratica cui pare si sottoponga una donna su cinque sotto i
quarant’anni. Ogni anno il numero di aborti clandestini può variare tra i
seicentomila e gli ottocentomila e secondo l’Organizzazione mondiale della
sanità, ogni due giorni una donna muore per essersi sottoposta ad aborto
illegale. Che Contraddizione incredibile vive il Brasile! Secondo la stampa
locale, nel corso di qualche anno, gli evangelici sono passati dal 15 al 22 per
cento della popolazione, un elettorato da tenere in conto. E gli evangelici
sono i più strenui oppositori della legalizzazione dell’aborto. A ciò si aggiunge che, secondo un’indagine
dell’istituto Ibope, il 79 per cento dei brasiliani, a prescindere dalla fede
religiosa, è contrario alla legalizzazione dell’aborto. Quindi, senza attendere
alcuna statistica ufficiale, potremmo dire che anche chi si sottopone ad aborto
clandestino è stato, o ancora è, ufficialmente contrario alla legalizzazione
dell’aborto. In un contesto tanto complesso, compito della politica è essere
faro, forzare la mano anche a costo di perdere voti. Essere guida. Il calcolo
elettorale di fronte a un dramma di queste dimensioni è disumano. Il 26 ottobre
ci sarà il ballottaggio che deciderà il prossimo presidente del Brasile. Dilma
Rousseff e Aécio Neves si contenderanno i voti dell’evangelica Marina Silva,
quindi è assolutamente scontato che di legalizzazione dell’aborto non si farà
parola, anzi, si eviterà qualunque dibattito possa compromettere il risultato
delle elezioni. Intanto altre Elizangela e Jandira Magdalena moriranno perché decideranno
di sottoporsi ad aborto clandestino, perché magari in famiglia non esistono le
condizioni economiche per portare avanti l’ennesima gravidanza. Quando la
politica non è progresso, è disgrazia.
Roberto Saviano – L’antitaliano – L’Espresso – 30 ottobre
2014
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