La realtà è molto più complessa di quanto crediamo e a
ricordarcelo è la semplice osservazione di ciò che ci accade intorno. Papa
Francesco, che meglio della politica pià progressista, in questo momento,
incarna lo spirito del tempo, inaugura il Sinodo parlando di famiglie che ce la
fanno e di famiglie che si disgregano, parla di “crepuscolo amaro di sogni e di
orogetti infranti”. Il Papa invita ad “ascoltare le richieste di questo tempo”.
Lo fa da capo della Chiesa Cattolica, ma lo fa con una modernità che lascia
senza parole. Nelle stesse ore in cui il Papa invita a provare empatia, accade
che in molte città italiane si vegli contro le nozze gay. Mentre queste notizie
ci fanno riflettere, intorno a noi accadono avvenimenti, e facciamo noi stessi
esperienze, che smentiscono ogni semplificazione. La famiglia naturale non è
affatto più solo quella padre, madre, figlio, perché non è l’unica a poter
garantire una crescita equilibrata e una vita felice. Non starò qui a dire come
e quanto le famiglie che ci si ostina a definire “naturali”abbiano fallito,
perché non credo nel fallimento di sovrastrutture, ma nei fallimenti dei
singoli individui. Non si funziona come marito, non si funziona come moglie,
non si funziona come genitori e questo può accadere a chiunque, all’interno del
matrimonio, al di fuori di esso, in una coppia etero o in una coppia
omosessuale. I fallimenti sono personali, non è possibile fare
generalizzazioni. Le Separazioni E I Divorzi (meglio se brevi per evitare che la
fine di un amore si trasformi nell’inizio di un odio inestinguibile) non sempre
sono tragedie per chi si separa e per i figli, ma talvolta una nuova
possibilità di inizio. Ora, dato per scontato che nessuno mette in discussione
l’esistenza della famiglia come tradizionalmente concepita e formata da un
uomo, una donna e dei figli, per quale motivo impedire che nuovi diritti
vengano introdotti? Cosa c’è da temere da una famiglia composta da individui
dello stesso sesso che possano adottare dei figli?Eppure le “Sentinelle in
piedi” hanno protestato contro il ddl Scalfarotto sull’omofobia (che condanna
le discriminazioni sull’identità sessuale) perché lo considerano contrario alla
loro libertà di espressione, e lo hanno fatto con veglie silenziose per
affermare che “il matrimonio è soltanto tra un uomo e una donna”. Non è vero
che questo ddl farà condannare come omofobi chiunque esprima pareri differenti
su famiglie gay. La discriminazione e non il dibattito si cerca di
disarticolare. Ovviamente Tutti sono liberi di manifestare il
proprio pensiero, ma io credo che vegliare contro una legge che riconosce e
tutela il diritto ad amare chi si vuole sia oscurantismo e ho trovato queste
manifestazioni un gesto – pacifico nei modi – di forte violenza culturale. Non
riesco a capire come si possa spendere il proprio impegno per fermare il
diritto a sognare di avere una famiglia e dei figli, nonostante la propria
omosessualità, ma soprattutto il diritto a vivere una vita normale senza la
paura di essere discriminati. Altrove io vedo il male, altrove io vedo il
dolore, non nella possibilità di amare e di costruire una famiglia. Questo
Governo – non mi stancherò mai di ripeterlo – ha il dovere di mostrarsi diverso
affrontando finalmente le battaglie di diritto che farebbero ripartire questo
Paese sempre più oscurantista. Il diritto all’eutanasia, diritto all’aborto
troppo spesso compromesso dal sistema sanitario che non garantisce medici
abortisti in tutte le strutture ospedaliere, il diritto a poter contrarre
matrimoni gay, il diritto per le famiglie gay di poter adottare bambini, la
legalizzazione delle droghe, l’introduzione dello ius soli, carceri che
smettano di essere luoghi di tortura e siano finalmente luoghi di rieducazione.
Forse sto sognando, forse il Governo non farà nulla di tutto questo,
terrorizzato com’è di perdere consenso. Eppure ora che quelle forze politiche
che tanto hanno pesato su questi temi in termini di ostruzionismo sono rimaste
senza elettorato, è giunto il tempo di far ritornare l’Italia a essere un faro,
perché questo Paese può ripartire solo dai diritti. E’ dai diritti che nasce
una nuova possibilità per tutti.
Roberto Saviano – L’antitaliano – L’Espresso – 16 ottobre
2014 -
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