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mercoledì 22 ottobre 2014

Lo Sapevate Che: Questa Bulgaria sembra l'Italia...



Talvolta può essere utile guardare altrove per comprendere quanto ci succede attorno. Guardare l’altro per riconoscere noi stessi, per vedere dinamiche che viviamo ma che ci possono sfuggire. La Bulgaria il 5 Ottobre è andata al voto per la seconda volta in un anno e mezzo. Di fatto, dal 2009, con una breve interruzione, a guidare il paese è il partito Gerb, acronimo che sta per Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria, ma che ha anche un significato autonomo: Gerb in bulgaro significa “stemma”. Potrà sembrare una sottigliezza semantica, ma appropriarsi di parole di uso comune per indicare il nome di un partito – noi lo viviamo dal 1994 con “Forza Italia” – è una furbizia che paga. Le elezioni di inizio ottobre hanno portato nuova instabilità, perché non ci sono per Bojko Borisov, leader di Gerb, i numeri per poter ottenere una solida maggioranza in Parlamento. Ma, Al Di Là della cronaca spicciola e nonostante le indubbie differenze che ci sono tra Italia e Bulgaria in quanto a storia remota e recente, ciò che mi interessa sottolineare è che le proteste del 2013, che portarono alle furbe dimissioni di Borisov, non gli hanno fatto perdere consenso, un consenso basato sulla distribuzione dei fondi europei che lo ha reso onnipotente e gli ha consentito di controllare l’informazione, l’imprenditoria e le amministrazioni locali. Nelle prime elezioni anticipate del 2013 Gerb è stato il partito più votato ma non c’erano i numeri per formare il governo, ecco perché è nato l’esecutivo di coalizione guidato dai socialisti con Plamen Oresarski. Il Governo Oresarski si è poi scontrato con le elezioni europee del luglio 2014. A quel punto Borisov aveva avuto tempo sufficiente per ricostruire la sua immagine pubblica: dalle dimissioni al presentarsi come l’uomo giusto per tutti e per ogni stagione. Obietterete, cosa c’entra tutto questo con l’Italia? In fondo ovunque possono esserci elezioni anticipate e governi di coalizione, ovunque le risorse europee arrivano e vengono gestite dai governi. Tutto vero, ma è vero che tutto questo ha effetti nefasti dove le democrazie non sono compiute, dove le dimissioni sono decise ad arte e dove i fondi europei alimentano corruzione e nepotismo e non instaurano alcun ciclo virtuoso di nazionalizzazione e ottimizzazione della spesa. Inoltre, e non è folklore, Italia e Bulgaria hanno una storia politica parallela in cui i loro leader sempiterni, tra cablogrammi, processi e prescrizioni hanno avuto ruoli ambigui a cui la risposta dell’elettorato per anni è stata: avrà pure avuto rapporti con la mafia, ma la sua storia personale ci dice che è un uomo che ce l’ha fatta da solo e quindi sarà in grado di governare. E come l’Italia, la Bulgaria ha una storia criminale incredibile che il mondo sottovaluta con la complicità delle istituzioni bulgare. Misha Glenny dice che l’Italia è una democrazia con dentro la mafia e la Bulgaria è una mafia con dentro la democrazia, espressione forte, che però fotografa una situazione che di fatto negli anni non è mutata, ma che è andata aggravandosi. La potenza della mafia bulgara è risultata evidente con l’operazione dell’antimafia italiana Magna Carta. E’ emerso che la ‘ndrangheta calabrese si riforniva di coca dai bulgari invece di utilizzare, come è solita fare, canali di approvvigionamento propri. Incredibilmente la mafia bulgara aveva comprato una così grande quantità di cocaina da poterla vendere a un prezzo migliore dei sudamericani stessi. Quando Studio la mafia bulgara, quando vedo come nel paese sia sottovalutato il suo grado di penetrazione nel tessuto sociale e politico, quando mi accorgo di come tutto questo abbia effetti nefasti sul grado di corruzione delle istituzioni, non posso fare a meno di pensare all’Italia, compagna di sventure. A un’Italia dove sarà sempre più inverosimile che investitori stranieri decidano di portare i propri capitali, dove gli investitori italiani fuggono per via di un clima politicamente instabile, di una giustizia lenta e che non riesce a dare garanzie, di una criminalità che ha aziende competitive che sbaragliano la concorrenza e di una corruzione istituzionale diffusa ovunque, di un clima di iniquità che rende difficilissimo avere fiducia e fare progetti.
Roberto Saviano – L’antitaliano – L’Espresso – 23 ottobre 2014 -

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