Con irresistibile leggerezza il nostro presidente del
Consiglio va mettendo a nudo problemi e crisi del nostro assetto politico e
istituzionale. Gliene si renda merito. Lo svuotamento è un “progresso” che dura
da decenni, così come la trasformazione dei partiti, che a quello svuotamento
hanno dato inizio, in comitati elettorali. A quale buon tempo antico si
dovrebbe fare ritorno per contrastare la rottura anche antropologica operata
dal fenomeno-Renzi, rimane un enigma. A quale Parlamento? A quale
partito-massa? A quale novecentesca “sinisteritas”? Il nostro puer aeternus ha
molto brutalmente promulgato questa semplice verità: il re è nudo. Ci voleva il
disincanto naturale dell’assenza di memoria storica, illimitate spregiudicatezza
e ambizione, ma anche “colpo d’occhio” politico, capacità di afferrare il
ciuffo della fortuna, per farlo poi fuori in due e due quattro. Dio ci salvi
oda da averne nostalgia. L’insignificante problema che Renzi non si pone, se
non attraverso formule retoriche, e che forse, per formazione, carattere e
situazione storica non si porrà mai, è quale forma di democrazia sia
concepibile con un Parlamento dominato dal seguito dei fedeli del Leader e con
un modello-partito quale quello del partito-nazione.
Che Una Democrazia “senza scettro” sia costretta
all’impotenza, lo dico da quarant’anni – ma il rafforzamento del Governo
dovrebbe avvenire secondo una strategia coerente e in parallelo a un
ripensamento dell’autonomia e dell’efficacia del Parlamento. O superare un
parlamentarismo “ostruzionistico” significa trasformarlo in esecutivo dei
decreti del Governo? Quale straordinaria inversione dei ruoli! E in quali sedi
potrà, allora, essere difesa la sovranità del popolo, nelle sue concrete
espressioni? Dove siederanno i suoi tributi? La tendenza in atto risponde in
modo chiaro: il vero tributo è il Leader; è lui votato, ed è lui perciò il
rappresentante autentico delle domande e delle aspirazioni del popolo.
Conseguenza inevitabile: il partito del Leader sarà tutto fuorché un partito, e
cioè consapevole espressione di una parte, di cui conosce e media i
fondamentali interessi, per aspirare a raccogliere nella sua “novità”. E’ la
nuova ideologia globale della società liquida, cui corrisponde per necessità un
partito-non partito allo stato gassoso che solo nel Leader si incarna. Un Modesto Consiglio: Renzi presti
fugace attenzione a quella legge dell’eterogenesi dei fini che domina la
vicenda storica. Per voler tutto-rappresentare fino a identificarsi (miracolo
tecnologico!) col rappresentato è molto probabile si finisca col rappresentare
nulla. La nostra società, con buona pace dell’ideologia imperante, è fatta di
contraddizioni e relazioni di potere. Illeggibili, certo, coi vecchi occhiali
di sinistra e destra, capitale e lavoro, ecc., ma altrettanto, se non più,
reali. Tutte le domande che da quelle provengono sono rimaste inevase, e perciò
tutti oggi si “rappresentano” in Renzi. Ma verrà presto il momento in cui
ciascuno andrà a riscuotere, misurerà l’utilitas del proprio voto, e lì il
contrasto di interesse esploderà. Saranno allora necessarie organizzazione e
competenza, più che fedeltà al Capo;
sarà necessario più Stato, anche, e cioè efficienza burocratica e continuità
amministrativa, contro i dilettantismi pseudo-politici. Patetico opporsi a
Renzi su una linea che obiettivamente ricalca quella dell’opposizione al
defunto berlusconismo. La discontinuità che Renzi ha segnato va tutta assunta,
per procedere oltre nel costruire l’agenda di un autentico riformismo: nuovo
Parlamento e nuovo Governo, riassetto federalistico coerente e radicale del
nostro Stato in una nuova Europa federale, costruzione di un partito che abbia
al proprio interno, e con funzioni dirigenti, chi sia davvero in grado,
quotidianamente, di “progettare” con realismo e autorevolezza sui grandi temi
del lavoro, della giustizia, dell’ambiente.
Massimo Cacciari – Parole nel vuoto – L’Espresso – 23 ottobre
2014 -
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