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giovedì 23 ottobre 2014

Lo Sapevate Che: Il partito del capo non è un partito...



Con irresistibile leggerezza il nostro presidente del Consiglio va mettendo a nudo problemi e crisi del nostro assetto politico e istituzionale. Gliene si renda merito. Lo svuotamento è un “progresso” che dura da decenni, così come la trasformazione dei partiti, che a quello svuotamento hanno dato inizio, in comitati elettorali. A quale buon tempo antico si dovrebbe fare ritorno per contrastare la rottura anche antropologica operata dal fenomeno-Renzi, rimane un enigma. A quale Parlamento? A quale partito-massa? A quale novecentesca “sinisteritas”? Il nostro puer aeternus ha molto brutalmente promulgato questa semplice verità: il re è nudo. Ci voleva il disincanto naturale dell’assenza di memoria storica, illimitate spregiudicatezza e ambizione, ma anche “colpo d’occhio” politico, capacità di afferrare il ciuffo della fortuna, per farlo poi fuori in due e due quattro. Dio ci salvi oda da averne nostalgia. L’insignificante problema che Renzi non si pone, se non attraverso formule retoriche, e che forse, per formazione, carattere e situazione storica non si porrà mai, è quale forma di democrazia sia concepibile con un Parlamento dominato dal seguito dei fedeli del Leader e con un modello-partito quale quello del partito-nazione.
Che Una Democrazia “senza scettro” sia costretta all’impotenza, lo dico da quarant’anni – ma il rafforzamento del Governo dovrebbe avvenire secondo una strategia coerente e in parallelo a un ripensamento dell’autonomia e dell’efficacia del Parlamento. O superare un parlamentarismo “ostruzionistico” significa trasformarlo in esecutivo dei decreti del Governo? Quale straordinaria inversione dei ruoli! E in quali sedi potrà, allora, essere difesa la sovranità del popolo, nelle sue concrete espressioni? Dove siederanno i suoi tributi? La tendenza in atto risponde in modo chiaro: il vero tributo è il Leader; è lui votato, ed è lui perciò il rappresentante autentico delle domande e delle aspirazioni del popolo. Conseguenza inevitabile: il partito del Leader sarà tutto fuorché un partito, e cioè consapevole espressione di una parte, di cui conosce e media i fondamentali interessi, per aspirare a raccogliere nella sua “novità”. E’ la nuova ideologia globale della società liquida, cui corrisponde per necessità un partito-non partito allo stato gassoso che solo nel Leader si incarna. Un Modesto Consiglio: Renzi presti fugace attenzione a quella legge dell’eterogenesi dei fini che domina la vicenda storica. Per voler tutto-rappresentare fino a identificarsi (miracolo tecnologico!) col rappresentato è molto probabile si finisca col rappresentare nulla. La nostra società, con buona pace dell’ideologia imperante, è fatta di contraddizioni e relazioni di potere. Illeggibili, certo, coi vecchi occhiali di sinistra e destra, capitale e lavoro, ecc., ma altrettanto, se non più, reali. Tutte le domande che da quelle provengono sono rimaste inevase, e perciò tutti oggi si “rappresentano” in Renzi. Ma verrà presto il momento in cui ciascuno andrà a riscuotere, misurerà l’utilitas del proprio voto, e lì il contrasto di interesse esploderà. Saranno allora necessarie organizzazione e competenza, più  che fedeltà al Capo; sarà necessario più Stato, anche, e cioè efficienza burocratica e continuità amministrativa, contro i dilettantismi pseudo-politici. Patetico opporsi a Renzi su una linea che obiettivamente ricalca quella dell’opposizione al defunto berlusconismo. La discontinuità che Renzi ha segnato va tutta assunta, per procedere oltre nel costruire l’agenda di un autentico riformismo: nuovo Parlamento e nuovo Governo, riassetto federalistico coerente e radicale del nostro Stato in una nuova Europa federale, costruzione di un partito che abbia al proprio interno, e con funzioni dirigenti, chi sia davvero in grado, quotidianamente, di “progettare” con realismo e autorevolezza sui grandi temi del lavoro, della giustizia, dell’ambiente.
Massimo Cacciari – Parole nel vuoto – L’Espresso – 23 ottobre 2014 -

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