Gentile Serra, sono
reduce da un breve soggiorno in Sardegna, dove ho affittato un appartamento al
costo di 425 euro la settimana. Bello, nulla da dire. Ho osato chiedere alla
gentile proprietaria se potevo farle un assegno, se aveva necessità di
registrare i nostri nomi di ospiti, se potevo avere una ricevuta. Mi sono sentito rispondere
“nessuna registrazione, accetto solo contanti e niente ricevuta; nessuno qui dà
la ricevuta”. Ho fato due conti e così a braccio, siccome i prezzi in piena
estate sono anche più alti, sono arrivato a capire che la signora si mette in
tasca in tre mesi e mezzo tra i 15 e i 20 mila euro al nero. Moltiplichi questa
pratica e queste cifre per tutte le case che vengono affittate e poi mi dica in
cosa consiste il Pil della Sardegna, se in tutta la regione si fa così. Ma il
bello viene dopo: da una serie di sms di saluto finali vengo a sapere che la
signora non è potuta venire a dirci arrivederci di persona in quanto impegnata
in una riunione politica. “Sono consigliere comunale, fin quando esisteva il
Pdl sono stata dirigente provinciale del partito. Seguo da anni Mauro Pili,
abbiamo costituito un movimento indipendentista che si chiama Unidos e seguiamo
tutti i problemi della Sardegna, ormai solo sfruttata dal governo nazionale”.
Le confesso che mi ha sfiorato l’idea di mandarla una visitina della GdF e non
è detto che non lo faccia.
Gabriele Lunati
Caro Lunati, l’evasione fiscale, non solo n Sardegna, è una
delle cause della nostra rovina pubblica e, al tempo stesso, della
sopravvivenza privata di molte persone. Sono milioni gli italiani disposti a
spiegare che “se non evado, non ce la faccio”, chiamando i causa le aliquote
(effettivamente molto esose) di tasse e tributi. Impossibile dire quanti di
loro siano effettivamente alle “corde”, e dunque invogliati a evadere da
effettiva necessità, e quanti siano soltanto vocati ai loro porci comodi, e
indifferenti alle sorti collettive. Sta di fato che se sull’Italia vale l’aere
e spiritosa definizione “un Paese povere abilitato dà ricchi”, questo
dipende al cento per cento dalla
mostruosa dimensione dell’economia in nero, secondo le statistiche, per quanto
approssimative, pari e più del doppio che negli altri Paesi d’Europa. E dunque
lei ha buon gioco a dire che il Pil “vero” è enormemente più elevato di quello
ufficiale. Non si spiegherebbe altrimenti, del resto, lo scarto evidente tra i
numeri della crisi (che sono spaventosi) e la relativa “normalità” della vita quotidiana:
gran parte di quella “normalità” è pagata da quel genere particolare di
refurtiva che è l’evasione fiscale. Quanto alla Sardegna, la signora in
questione farebbe bene a chiedersi se sia davvero “il governo nazionale” ad
avere spremuto come un limone l’isola, o se siano gruppi economici e ristrette
cerchie di speculatori (non solo “del continente”, anche sardi) ad avere
svenduto il territorio agi interessi privati, assai raramente conformi
all’interesse collettivo. Certo è più facile e più comodo prendersela “con il
governo di Roma”: non pagando le tasse ci si può sentire eroici ribelli
autonomisti essendo solo cattivi cittadini. In questo la signora è tipicamente
italiana, altro che “sarda”. Infine: come avrà notato ho tolto dalla sua
lettera riferimenti troppo specifici. (..). Lei è libero di denunciare
l’accaduto come privato cittadino. Io come privato cittadino, non ne sono mai
stato capace. Forse ho sbagliato.
Michele Serra – Il Venerdì di Repubblica – 24 ottobre 2014 -
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