Ennio Flaiano che fra
tutte le invasioni straniere subite nei secoli dall’Italia, la peggiore, la più
distruttiva alla fine è stata quella degli italiani. Erano gli anni del boom
economico e della speculazione edilizia proliferata intorno alla ricostruzione post bellica, ma oggi la frase di
Flaiano è più vera di allora. Stiamo riuscendo nell’impresa di consegnare ai
nostri figli, oltre a una disoccupazione giovanile quintuplicata in pochi decenni,
il primo Paese de-naturalizzato
d’Europa: una sconfinata colata di cemento dal Trentino alla Sicilia. La
nazione che si prepara a ospitare l’Expo sull’alimentazione – distruggendo per
l’occasione una delle poche aree verdi alle porte di Milano – è la stessa che
dal 1971 a oggi ha distrutto il 28 per cento dei propri terreni agricoli,
un’area grande come Lombardia, Emilia Romagna e Liguria messe insieme. Uno
scempio senza paragoni in Europa, dove l’Italia rimane l’unica grande nazione a
non aver varato negli ultimi anni una legge che limiti il consumo di suolo,
come in Germania, Gran Bretagna, Spagna, Francia, per non parlare dei Paesi del
Nord, dove ormai hanno quasi raggiunto il consumo zero fissato dalle direttive
europee per il 2050. Al contrario, in Italia la cementificazione accelera,
anche in assenza di domanda di nuove case, poiché non si fanno figli e la
popolazione è ferma da anni. Gli anni Ottanta, quelli di Tangentopoli, stretti
nella tenaglia di costruttori e politici corrotti, sono ormai da rimpiangere,
al paragone di quanto è accaduto nell’epoca berlusconiana e nell’ultimo
decennio, in cui abbiamo raggiunto il record mondiale di 100 ettari di terreno
agricolo bruciato ogni giorno. Un territorio violentato e soffocato che si
vendica trasformando ormai ogni acquazzone in tragedia e strage. Ma se hanno
ragione gli autori del libro Rottama
Italia fra i quali Carlo Petrini, Salvatore Settis, Paolo Maddalena,
Tommaso Montanari e altri illustri esperti, lo scempio in futuro sarà ancora
più crudele. Con il decreto Sbocca Italia proposto dal ministro Lupi si
sboccano più che altro i peggiori luoghi comuni della “berluscomics”: l’idea
che la ripartenza dell’economia non passi attraverso l’investimento tecnologico
ma autorizzando altre colate di cemento; la filosofia del condono generale e
permanente degli abusi; la lotta ideologica contro ogni forma di controllo (le
Soprintendenze) vista come “laccio e lacciuolo”; l’illusione di sgravarsi del
debito pubblico attraverso blocchi di privatizzazioni dei beni comuni. Nessuno
in Europa in questi anni ha privatizzato tanta parte del patrimonio collettivo
(205 miliardi) eppure il debito è cresciuto alle stelle, con il rischio, per
giunta, di vedere un parco trasformato in garage o un’antica caserma in outlet.
Forse aveva ragione Flaiano, bisognerebbe invocare sul Paese più bello del
mondo una tutela straniera.
Curzio Maltese – Il Venerdì di Repubblica – 17 ottobre 2014 -
Nessun commento:
Posta un commento