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martedì 21 ottobre 2014

Lo Sapevate Che: Dagli anni 60 a oggi, quella voglia irresistibile di cementare tutto....



Ennio Flaiano che fra tutte le invasioni straniere subite nei secoli dall’Italia, la peggiore, la più distruttiva alla fine è stata quella degli italiani. Erano gli anni del boom economico e della speculazione edilizia proliferata intorno alla ricostruzione post bellica, ma oggi la frase di Flaiano è più vera di allora. Stiamo riuscendo nell’impresa di consegnare ai nostri figli, oltre a una disoccupazione giovanile quintuplicata in pochi decenni, il primo Paese de-naturalizzato  d’Europa: una sconfinata colata di cemento dal Trentino alla Sicilia. La nazione che si prepara a ospitare l’Expo sull’alimentazione – distruggendo per l’occasione una delle poche aree verdi alle porte di Milano – è la stessa che dal 1971 a oggi ha distrutto il 28 per cento dei propri terreni agricoli, un’area grande come Lombardia, Emilia Romagna e Liguria messe insieme. Uno scempio senza paragoni in Europa, dove l’Italia rimane l’unica grande nazione a non aver varato negli ultimi anni una legge che limiti il consumo di suolo, come in Germania, Gran Bretagna, Spagna, Francia, per non parlare dei Paesi del Nord, dove ormai hanno quasi raggiunto il consumo zero fissato dalle direttive europee per il 2050. Al contrario, in Italia la cementificazione accelera, anche in assenza di domanda di nuove case, poiché non si fanno figli e la popolazione è ferma da anni. Gli anni Ottanta, quelli di Tangentopoli, stretti nella tenaglia di costruttori e politici corrotti, sono ormai da rimpiangere, al paragone di quanto è accaduto nell’epoca berlusconiana e nell’ultimo decennio, in cui abbiamo raggiunto il record mondiale di 100 ettari di terreno agricolo bruciato ogni giorno. Un territorio violentato e soffocato che si vendica trasformando ormai ogni acquazzone in tragedia e strage. Ma se hanno ragione gli autori del libro Rottama Italia fra i quali Carlo Petrini, Salvatore Settis, Paolo Maddalena, Tommaso Montanari e altri illustri esperti, lo scempio in futuro sarà ancora più crudele. Con il decreto Sbocca Italia proposto dal ministro Lupi si sboccano più che altro i peggiori luoghi comuni della “berluscomics”: l’idea che la ripartenza dell’economia non passi attraverso l’investimento tecnologico ma autorizzando altre colate di cemento; la filosofia del condono generale e permanente degli abusi; la lotta ideologica contro ogni forma di controllo (le Soprintendenze) vista come “laccio e lacciuolo”; l’illusione di sgravarsi del debito pubblico attraverso blocchi di privatizzazioni dei beni comuni. Nessuno in Europa in questi anni ha privatizzato tanta parte del patrimonio collettivo (205 miliardi) eppure il debito è cresciuto alle stelle, con il rischio, per giunta, di vedere un parco trasformato in garage o un’antica caserma in outlet. Forse aveva ragione Flaiano, bisognerebbe invocare sul Paese più bello del mondo una tutela straniera.
Curzio Maltese – Il Venerdì di Repubblica – 17 ottobre 2014 -

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