All’inizio di settembre in Belgio una bella dose di virus
della polio è stata riversata in un corso d’acqua. L’incidente è stato
provocato da un errore umano in un impianto di depurazione della
GlaxoSmithKline ed è stato subito minimizzato
dalle autorità, con diversi argomenti. Anzitutto le acque del fiume non
raggiungono la rete idrica, e comunque il 96 per cento della popolazione locale
è vaccinata contro la polio. Inoltre la soluzione concentrata, si è rapidamente
diluita lungo il corso del fiume Lasne, sino alla sua confluenza nel Dijle,
tanto che dopo solo quattro giorni non era possibile rintracciare la presenza
del virus nei campioni di acqua prelevati. L’unica preoccupazione ha riguardato
le persone che avevano nuotato o pescato nel fiume subito dopo l’incidente,
alle quali è stato raccomandato di rivolgersi al medico di famiglia per un
eventuale richiamo della vaccinazione. Tutto è andato bene e nessuno si è messo
in testa di controllare alle frontiere i viaggiatori provenienti dal Belgio, né
di indicarli come possibili untori. Eppure la vicenda non è per nulla
rassicurante circa l’attuale livello di sicurezza – qui da noi, in Europa – dei
laboratori e degli impianti dove si maneggiano virus comunque pericolosi per
l’uomo. La polio certo fa meno paura di Ebola, non solo perché c’è il vaccino,
ma anche perché è ancora una minaccia, e i tentativi di debellarla si scontrano
con la diffidenza anti-occidentale di alcune popolazioni, soprattutto in
Afghanistan, Nigeria e Pakistan E anche da noi ci sono gli attivisti contro il
vaccino. Per sentirci completamente rassicurati, forse dovremmo conoscere
qualcosa di più sulla dinamica dell’incidente e sentirci dire dalle autorità
locali ed europee che cosa si intende fare nel prossimo futuro per mettere al
riparo queste procedure dall’eventualità dell’errore umano.
Roberto Satolli – Poliomielite – Scienze&Tecnologia –
L’Espresso – 9 ottobre 2014 -
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