Nel 2013 NTV la società
del treno Italo, che vede fra i propri soci di riferimento le ferrovie francesi
e Intesa Sanpaolo, oltre agli imprenditori Diego Della Valle, Luca Cordero di
Montezemolo e Gianni Punzo, triplicò il fatturato rispetto al 2012, ma registrò
perdite identiche, 78 milioni. Queste furono ripianate, e il capitale di
rischio restò invariato a poco meno di 110 milioni. L’anno scorso il capitale è
stato aumentato a 264 milioni ma oggi potrebbe risultare eroso da perdite 2014
forse anche superiori agli anni precedenti. E in ogni caso i debiti finanziari
pare siano tre volte il capitale di rischio. Allarmanti, e onerosi. Tutto ciò,
si dice, è dovuto alla posizione pretestuosamente dominante di Trenitalia, concorrente
pubblico, spalleggiato da Rete ferroviaria italiana, la società collegata del
gruppo Fs che gestisce la rete dei binari. Il fatto che il governo abbia
dirottato il numero uno di Ferrovie (Mauro Moretti) al vertice di Finmeccanica
dapprima ha fatto sperare agli azionisti di Ntv ma, a giudicare dal loro
perdurante nervosismo, si direbbe ancora non basti. La Soluzione che i consiglieri di Matteo Renzi
fortunatamente pare non vogliano ascoltare è ricalcata su tre precedenti,
collaudati ma anche tragici: Sameton, Enimont, Alitalia-AirOne. Il modello è
una joint-venture asimmetrica pubblico-privato, dove il pubblico mette soldi e
il privato attività in perdita, corroborata da slogan artificiosi: “valorizzare
le sinergie”. Il ragionamento saudente è: il mercato ferroviario italiano è
modesto, sia Trenitalia che Italo sono piccoli, bisogna superare le
incomprensioni, mettere insieme le forze, dar vita a un player di scala
internazionale capace di competere con gli altri operatori europei. In genere,
in una simile sceneggiata il privato prende l’iniziativa e propone di
acquistare il controllo del concorrente pubblico. Nel 1990 Raul Gardini iniziò
dicendo “La chimica sono io” e finì con conferire alcune attività deficitarie
di Montedison nell’Enimont, salvo poi non coprirne le ovvie perdite e lasciare
tutto nelle mani dello Stato. Personalmente ne pronosticai l’esito fin da subito
e Gardini minacciò di querelarmi. Nel 1987 il re del rame privato, Alessandro
Tonolli, fece lo stesso con la Samin dell’Eni. Nel 2008 il socio privato di
AirOne, Carlo Toto, fece altrettanto con Alitalia, sempre grazie a ministri e
banchieri compiacenti. Ora Che Ci Sono Le Authority, la soluzione dovrebbe
essere invece una sola: l’ex monopolista Ferrovie dello Stato eviti di abusare
della posizione dominante, i soci privati di Ntv continuino a investire soldi
fino a far decollare definitivamente la loro impresa. Se cambiano idea, mettano
Ntv in liquidazione. Ma basta con le sceneggiate tragiche del passato lontano e
recente.
Riccardo Gallo – I colori dei soldi – www.lespresso.it – @riccardo_gallo – 16
aprile 2015
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