E’ Luogo Comune O
Verità che l’Italia sia il paese più
corrotto d’Europa? Insomma, ciò che continuiamo a vedere, da Roma mafiosa a
Ischia mazzettara, passando per il Mose, ò’Expo, e un Pd percorso da bande, è
ordinario tasso di corruttela – che ci vuoi fa’, è la politica – o
straordinaria quotidianità criminale? E qualora record fosse, perché? Prima di
tutto, però, un paio di osservazioni. A dispetto delle statistiche, in Italia
c’è ancora tanta stampa libera che pubblica ogni notizia che trova senza
guardare in faccia a nessuno. (..). E così, se si smazzetta a Procida o a
Venezia, si scrive, magari talvolta rinunciando a quella prudenza necessaria
quando si fa informazione: ma davanti a certe notizie forse è meglio rischiare
che tacere, o no?. Anche i magistrati fanno il loro mestiere e dispongono di
uno strumento formidabile, le intercettazioni, capaci di svelare mondi
inimmaginabili. Pure qui ci sono abusi, si sa, e grande è la responsabilità di
pm e giornalisti nel distinguere il grano dal loglio senza calpestare i diritti
di nessuno. E certo si può sbagliare, ma non è un caso che ogni governo – e
quello di Matteo Renzi non fa eccezione – corrisponda una riforma della
giustizia che, immancabilmente, mette in discussione poteri dei magistrati e
intercettazioni. Il procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio, le vorrebbe
addirittura abolire. Come se nascondere i reati significasse cancellarli, un
po’ come fanno i bambini quando si tappano gli occhi convinti che così nessuno
li veda.(..). Intendiamoci, che la corruzione possa essere sconfitta è
impensabile, essa è insita nella natura umana e da che mondo è mondo appartiene
alla politica, perfino come strumento necessario a conseguire i propri
obiettivi. Ma da noi non è più questo. Già trent’anni fa Rino Formica,
socialista, lamentava che “il convento è povero, ma i frati sono ricchi”; oggi,
addirittura, si comincia a far politica solo per affermare il proprio personale
potere, appunto, arricchirsi. Tra Le Tante Cause del decadimento c’è, prima fra
tutte, la mancata selezione della classe politica, viziata da liste elettorali
bloccate – che riservano il potere di scelta a pochi ras – e da partiti
squagliati, più che liquidi. E l’idea che la politica appartenga dunque a
ristrette oligarchie autoreferenziali demotiva e allontana gli uomini di buona
volontà. Devastante è stato poi il cattivo esempio di leader e dirigenti, anche
di antica militanza in un’area grigia dove favoritismi e trattamenti di
riguardo si mescolano a finanziamenti occulti, appalti pilotati, tangenti in
natura. (..). E Non Basta. Se qualche passo avanti è stato
fatto con l’approvazione della legge Severino, con l’istituzione di un’autorità
anticorruzione (Raffaele Cantone) e il ripristino del falso in bilancio, questo
ahimè è ancora il paese non della certezza della pena, ma dell’impunità: come
riassume Piercamillo Davigo, una volta si minacciava “ti faccio causa”, oggi la
sfida è “fammi causa”. Non c’è un giudice a Berlino. Facile che, con tali
premesse, prevalgano cinismo e rassegnazione. E però non c’è altro modo per
ridare credibilità alla politica e alle istituzioni che impegnarsi a fondo per
arginare il fenomeno. Prima che siano i corrotti a rottamare gli innovatori.
Bruno Manfellotto – Questa settimana www.lespresso.it
- @bmanfellotto – 16 aprile 2015
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