E’ Riuscito A
Raddrizzare il
simbolo dell’infingardaggine e della viltà. Lo ha trasformato in un raro
esempio di successo organizzativo e tecnologico. Dal tragico naufragio allo
spettacolare recupero. Una parabola nella quale si concentrano con fin troppa
abbondanza vizi nazionali. Della Costa Concordia, la nave da crociera, la nave
da crociera condotta a schiantarsi sugli scogli dell’isola del Giglio dal
capitano Schettino, dell’ardita manovra per riportarla a galla, è stato Franco
Gabrielli il responsabile politico nel suo ruolo di capo della Protezione
civile. Suo il merito, dunque, ma anche sua la testa pronta a saltare se le
cose non fossero andate per il verso giusto. Da poco più di una settimana
questo funzionario schivo e determinato è il nuovo prefetto di Roma. Nomina
alla quale è stato dato poco risalto – è avvenuta nello stesso giorno in cui
Graziano Delrio si è insediato, per conto di Matteo Renzi, nel dissestato
ministero delle Infrastrutture – quasi un avvicendamento burocratico. Invece
c’è una forte valenza politica in questa scelta. Gabrielli è il nuovo
plenipotenziario del governo nella capitale. Scelta oculata i cui sviluppi
vanno seguiti con attenzione. (..). Una città da raddrizzare; una nave ammiraglia
da condurre in salvo. Con quali mezzi e con quali prerogative, vedremo. Intanto
Roma trema, come racconta la nostra storia di copertina con i servizi di Lirio
Abbate e Marco Damilano. A Distanza Di Quattro mesi dal trauma provocato dalle
rivelazioni dell’inchiesta giudiziaria su Mafia Capitale, la vita
amministrativa della città procede con continui scossoni. Ultimo caso, Ostia,
una città nella città. La municipalità, oltre 200 mila abitanti – una delle 15
in cui è suddivisa l’area urbana di Roma – è saltata, causa inquinamento
mafioso. Di fronte alla gravità dei sospetti il sindaco Ignazio Marino si è
fatto carico di tutti i poteri, mentre Renzi ha inviato dal nord un commissario
per mettere ordine nel partito locale, commissario che si aggiunge al già commissariato
Pd romano. Scandalo dopo scandalo la capitale d’Italia sta scoprendo una sua
antica malattia, per troppo tempo rimossa tra omertà insospettabili e
sottovalutazioni diffuse: Roma è inquinata da forme di corruzione che hanno
l’aggravante dell’organizzazione politico-mafiosa. (..). “La Mafia Romana non
usa i Kalashnikov come i Corleonesi, ma la mazzetta. Non controlla il
territorio strada per strada. Ha occupato alcuni spazi nelle istruzioni” ha
raccontato in un’intervista alla “Stampa” Alfonso Sabella, già magistrato in
prima linea a Palermo, dal 23 Dicembre scorso assessore scelto da Marino per
rimettere ordine negli appalti e nelle procedure comunali. “Quando sono
arrivato in Campidoglio, i mafiosi erano scappati o comunque si erano
clandestinizzati. Ma le fragilità del sistema sono rimaste intatte”. (..) E’
triste dirlo – forse anche politicamente scorretto – ma la prima città d’Italia
sta subendo un’involuzione spaventosa. Dove i diritti diventano favori. Le
regole violate. Gli amici degli amici più uguali degli altri. Dove la terra di
mezzo si allarga a dismisura. Dove la fragilità dei partiti politici e delle
forze sociali lascia spazio alle organizzazioni criminali. Roma va salvata.
Prima che lo Schettino di turno pronunci la sciagurata frase: si salvi chi può.
Luigi Vicinanza – Editoriale
www.lespresso.it - @vicinanzal -
!6 aprile 2015
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