Ambiente Un drone che provoca la pioggia.
L’hanno progettato i ricercatori del Nevada Desert Research Institute, per
“sparare sulle nuvole particelle di ioduro d’argento che facilitano il formarsi
delle precipitazioni”, ha spiegato Jeff Tilley, a capo dei team di ricerca:
“Per ogni 25-45 ore di volo, il drone è in grado di sollecitare quasi un
miliardo di litri d’acqua”. E’ già comune usare droni a scopi scientifici e
umanitari, in posti dov’è difficile (o troppo costoso) arrivare con altri
strumenti. L’Università di Milano se n’è servita per monitorare lo stato dei
ghiacciai dell’Alta Valtellina. Nelle Filippine e ad Haiti hanno mappato la
situazione dopo i disastri naturali, facilitando l’intervento dei soccorsi. Ma
finora i droni sono serviti soprattutto come strumenti per fare riprese
geolocalizzate. Il progetto del DeserResearch Institute è avanguardia di una
nuova gamma di applicazioni, per cui queste macchine non si limitano a
registrare l’ambiente ma ne stimolano i cambiamenti. Così come possono
trasportare vaccini e medicine nei Paesi poveri: opportunità a cui lavora
l’istituto Harvard-Mit, con il sostegno della Fondazione Bill & Melinda
Gates).
Alessandro Longo – Eco-tech – L’Espresso 23 aprile 2015
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