L’uomo dell’antichità in perfetta armonia con la natura?
Niente affatto. La verità è che l’uomo ha sempre inquinato. Ne parlano lo
storico dell’ambiente Frank Uekotter, dell’Università di Birmingham, e Paolo
Gabrielli, della Ohio State University, in un articolo sui ghiacciai
dell’Artico e peruviani pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle scienze
statunitense Pnas. “Con la crescita delle città, i danni all’ambiente hanno
cominciato ad assumere caratteri globali già duemila anni fa” dice Uekotter:
“Dagli ultimi carotaggi fatti nel ghiaccio artico abbiamo ricostruito che i
romani, a partire dal II secolo d.C:, hanno scaricato 6,6 milioni di tonnellate
di scorie di metalli in Andalusia. Ma già in Grecia nel V secolo a.C., dalle
miniere in Attica, sono state estratte 450 mila tonnellate di piombo e 1.400 di
argento”. Uekotter ha anche scoperto nelle miniere egizie tracce di patologie
polmonari, cancro incluso, dovute alla cattiva qualità dell’aria. “In Egitto,
Grecia e a Roma c’era un focolare acceso, le fucine per la lavorazione dei
metalli e le botteghe di ceramiche”. Le cose non andarono meglio nelle
Americhe: nei ghiacciai di Quelcaya in Perù, Paolo Gabrielli ha trovato tracce
del forte inquinamento del XVI secolo: “I nostri prelievi nei ghiacciai andini
ci confermano che dal 1572 gli spagnoli
hanno liberato nell’atmosfera immense quantità di piombo”. Christopher Doughty,
ricercatore in Ecologia degli ecosistemi della Oxford University, segnala
invece i danni provocati dai Maori in Nuova Zelanda dall’VIII secolo d.C.: Già
due secoli dopo il loro arrivo dalla Polinesia, un terzo delle foreste pluviali
neozelandesi erano state bruciate”.
Simone Porrovecchio – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 3
Aprile 2015 -
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