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domenica 12 aprile 2015

Lo Sapevate che: Così è tramontata la stagione dei sindaci...



Tra Le Tante albe incompiute della misera patria nostra quella delle Autonomie e della riforma federalistica è forse la più dolorosa da rammemorare – ma anche la più istruttiva. Nello sfascio della prima Repubblica e dei suoi partiti, venticinque anni orsono, fu un processo quasi fisiologico, per quanto favorito dalla riforma elettorale, quello che fece emergere una “rete” di personalità , fortemente rappresentative a livello locale, che intendevano misurarsi concretamente nell’amministrazione dei propri territori. Non hanno mai formato partiti e neppure movimenti, ma esprimevano tutte, più o meno consapevolmente, l’unica energia, allora forse ancora viva, che ha caratterizzato la storia politica nazionale: quella delle città. E più o meno tutte comprendevano come il loro “servizio” avrebbe potuto produrre qualche risultato soltanto se si fosse combinato a un processo costituente vòlto a una riforma federalista dello Stato. Anche a coloro, come Bassolino, che appartenevano in toto alla “classe politica”, contavano allora in quanto espressione di u progetto di riorganizzazione complessiva della orma-Stato fondata sul valore delle Autonomie, sulla loro capacità di auto-governo. Il combinato disposto tra Berlusconi, immarcescibile centralismo dei sopravvissuti apparati di partito, potenza della vecchia burocrazia ministeriale, secessionismo leghista, fece naufragare quella stagione ai suoi primi vagiti. Il nostro non è un Paese per gli Spinelli e i Trentin. Così come l’Europa non è un Continente per loro. Crisi o no, ogni legge finanziaria, chiunque fosse al governo, inizio a “qualificarsi” per i tagli ai Comuni, mentre, a un tempo, se ne riducevano i poteri di auto-finanziamento. Compimento simbolico di tale nefasta storia fu la sottrazione agli Enti locali della piena autonomia in materia di tassazione sugli immobili. I sindaci non seppero reagire all’andazzo.(..). Il Passaggio ha nomi e cognomi, validissimi tutti,ma è evidente che il baricentro ritorna di nuovo nella direzione nazionale del partito, o sedicente tale. Da Castellani a Chiamparino, da Primicerio a Domenici, da Sansa a Pericu e poi alla Vincenzi. Per non dire di quelli che comprendono per tempo l’aria che tira e trasformano l’attività amministrativa in trampolino di lancio alla conquista di leadership “universali”…Tuttavia, nessuno è innocente, qui come altrove. E’ mancata la consapevolezza dei pericoli impliciti fin dall’inizio di quella “stagione dei sindaci”.(..). Non solo Promesse mancate, quella stagione, ma anche alcune, ahimè, pienamente realizzate: personalizzazione estrema del confronto politico, programmi amministrativi fagocitati in frasi demagogiche, candidati sindaci che, crollata l’idea di una riforma di sistema, ambiscono soltanto alla scalata di cursus e honorum. E che per sperarlo debbono a loro volta iscriversi alla clientela di questo o quel Capo. Pisapia non appartiene per età e cultura alla genia di costoro. Il sindaco di Milano sembra uscito pari pari dagli anni dei Castellani e dei Primicerio. Fuori tempo massimo.
Massimo Cacciari  www.lespresso.it – 9 Aprile 2015

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