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venerdì 10 aprile 2015

Lo Sapevate Che: Come un romanzo, ma è una grande inchiesta e dà lezioni di giornalismo...



Il giornalismo d’inchiesta, dicono tutti, sta per morire insieme alla carta stampata e a tante altre cose che hanno modellato le nostre società democratiche e influenzato le nostre vite nel secolo scorso, come per esempio i partiti e i sindacati. Ma forse non è proprio così. Tutto cambia, tutto si trasforma. Le grandi inchieste che non trovano più spazio nei giornali, in crisi e internet, sono diventate un nuovo genere letterario, probabilmente più interessante e vitale del nostro tempo. Alcuni dei fenomeni letterali di questi anni, da Gomorra di Roberto Saviano a Sottomissione di Michel Houellebecq sono  giornalismo travestito da romanzo. Il più grande del genere è Emmanuel Carrère. Francese di origini russe, ben presenti nella sua formazione e nella sua prosa, Carrère ha sperimentato da giovane varie forme di scrittura, romanzi, novelle, sceneggiatura per il cinema e per la televisione prima di arrivare con l’avversario con Limonov e ora con Il Regno dell’originalità sublime del romanzo inchiesta. Quale che sia l’oggetto della sua indagine, un folle omicida come nel primo dei romanzi citati, oppure un attivista politico ucraino come in Limonov, o la storia dei primi cristiani, Carrère procede esattamente come un inviato speciale del lettore, raccontando in prima persona l’esperienza diretta. Nel suo caso la prima persona non è un segno di narcisismo, ma piuttosto un atto di umiltà. L’autore non è onnisciente, non ha certezze da vendere al lettore, descrive i fatti e denuncia con sincerità i propri limiti e dubbi nel darne una possibile lettura. Sto leggendo Il Regno mentre le televisioni e i giornali bombardano ogni giorno notizie su Francesco, un papa assai intelligente e amatissimo e ben deciso con l’anno santo a battere ogni record di popolarità dei predecessori, compreso Wojtyla, che pareva inarrivabile in classifica. Ed è più che mai interessante capire come mai una religione tutto sommato bizzarra come il cristianesimo, propagandata da un pugno di pescatori ebrei, sia non solo riuscita ad abbattere dalle radici la potenza secolare di Roma, ma addirittura a durare fino ai nostri giorni al centro della scena. Più che l’aspetto spirituale e la storia personale di Carrère con il cattolicesimo, nel suo libro colpisce l’analisi dell’intelligenza politica che il cristianesimo ha dimostrato fin dagli albori, da Paolo e Luca. La stessa che oggi rende la predicazione sociale di papa Francesco un rifugio di speranza o di disperazione per molti credenti e non credenti ormai orfani di punti di riferimento, di partiti, di sindacati, di buon giornalismo, insomma di democrazia.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 3 Aprile 2015

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