Gli Spagnoli Votano con lo stesso sistema elettorale da
35 anni; i francesi da 50; i tedeschi da 60; gli inglesi da un paio di secoli:
E comunque i principi che li ispirano affondano le radici in tempi ancora più
lontani. L’Italia no, l’Italia dei mille campanili e della piccola impresa
diffusa che non fa sistemaha già sformato dodici leggi elettorali dall’Unità a
oggi, e si appresta a varare la numero 13, l’Italicum firmato Renzi-Boschi,
dando via via a ciascun sistema di voto finalità e caratteri diversi, perfino
spericolatamente mescolati: proporzionale, maggioritario, con o senza premio di
maggioranza…Perché, evidentemente, lo scopo non era darsi un regolamento di
gioco duraturo e accettato da tutti, ma preoccuparsi un vantaggio contingente.
E quando vince questo istinto, va a finire che ogni maggioranza rovesci poi ciò che ha fatto
quella precedente. Potrebbe essere il destino anche di questa legge, all’inizio
scritta con Berlusconi secondo i principi del patto del Nazareno, ma ora
ridotta a proposta di minoranza, visto che l’accordo non c’è più e che infuria
lo scontro dentro la maggioranza e nello stesso Pd. Certo, dal momento che una
legge elettorale oggi non ce l’abbiamo proprio (succede anche questo!), una
cattiva è meglio di nessuna, ma questo non deve impedirci di vederne i
limiti.(..). Secondo Punto, il premio di maggioranza alla lista, non più alla coalizione.
Buona idea, perché rendendo inutili alleanze raccogliticce, il meccanismo
spinge verso una semplificazione del sistema (e mette in grande difficoltà
Berlusconi e la sua destra a pezzi); ma il 55 per cento dei seggi andrebbero a
chi ha raggiunto il 40 per cento dei voti; sessant’anni fa, ma erano altri
tempi, De Gasperi proponeva di premiare chi avesse ottenuto il 50 per cento dei
voti più uno, e fu chiamata legge truffa. Senza contare che l’impianto bipolare
è contraddetto dal fatto che, per aiutare il partitucolo di Alfano, la soglia
di sbarramento è stata abbassata al 3 per cento: così si rischia un parlamento
ancora più frammentato senza una forte opposizione. Al netto di pasticci e
contraddizioni, infine, il progetto Boschi, prefigura, senza dircelo,
l’elezione diretta del premier, chiamato a governare con maggiori poteri
appoggiandosi su un’unica Camera più divisa e vanamente bellicosa. (..). C’è Ancora Tempo per correzioni? Guardate un
po’ come siamo combinati: bisognerebbe mettere nel conto nuovi passaggi tra
Montecitorio e Palazzo Madama dove però, sciolto il patto del Nazareno,
potrebbe svanire la maggioranza necessaria; effetti nefasti del bicameralismo!
Ma domani, una volta approvata la riforma del Senato che lo declassa a Camera
delle autonomie senza il potere della seconda lettura delle leggi, questa
possibile àncora di salvezza non ci sarebbe nemmeno più. Ecco perché forse
sarebbe meglio migliorare qualcosa adesso senza smentire l’impianto di fondo:
una legge elettorale si fa per dare un governo stabile al paese, non per
offrire nuovi spazi di democrazia. Questa piuttosto si manifesterebbe qualora
si mostrasse più disponibilità che il viso dell’arme. Per varare una legge
destinata a durare un po’ di più.
Bruno Manfellotto – Questa settimana – www.lespresso.it – 23 aprile 2015 -
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