Andavo Sul Marciapiede e mi sono visto venire incontro una
signora incollata al suo telefonino, che pertanto non guardava davanti a sé. Se
non mi fossi scansato ci saremmo urtati. Siccome sono intimamente malvagio, mi
sono fermato di colpo e mi sono voltato dall’altra parte, come se guardassi in
fondo alla strada: così la signora è venuta a schiantarsi contro la mia
schiena. Io mi ero irrigidito per prepararmi all’impatto e ho retto bene, lei è
andata in tilt, il telefonino le è caduto, si è resa conto che aveva sbattuto
contro qualcuno che non poteva vederla e che a schivarlo doveva essere lei. Ha
farfugliato delle scuse, mentre io umanamente le dicevo “non si preoccupi,
capita, al giorno d’oggi”. Spero solo che il telefonino cadendo si sia rotto e
consiglio a chi si trovi in situazioni analoghe di comportarsi come me. Certo i
telefonatori compulsivi bisognerebbe ucciderli da piccoli ma, siccome un Erode
non lo si trova tutti i giorni, è bene punirli almeno da grandi, anche se non
capiranno mai in che abisso sono caduti, e persevereranno. So benissimo che
sulla sindrome da telefonino sono ormai stati scritti decine di libri e non vi
sarebbe più nulla da aggiungere ma, se riflettiamo un momento, parrebbe
inspiegabile il fatto che quasi tutta l’umanità sua stata presa dalla stessa
frenesia e non abbia più rapporti faccia a faccia, non guardi il paesaggio, non
rifletta sulla vita e sulla morte, bensì parli ossessivamente, quasi sempre
senza avere nulla di urgente da dire, consumando la propria vita in un dialogo
tra i non vedenti. (..). Cos’E’ Che per secoli ha disposto gli uomini
alle pratiche magiche? La fretta. La magia prometteva che si potesse passare di
colpo da una causa a un effetto per cortocircuito, senza compiere i passi
intermedi: pronuncio una formula e trasformo il ferro in oro, evoco gli angeli
e invio tramite loro un messaggio. La fiducia nella magia non si è dissolta con
l’avvento della scienza sperimentale, perché il sogno della simultaneità tra
causa ed effetto si è trasferito alla tecnologia. Oggi la tecnologia è quella
che ti dà tutto e subito (schiacci appunto un bottone sul tuo telefonino e
parli immediatamente con Sydney), mentre la scienza procede adagio e la sua
prudente lentezza non ci soddisfa perché vorremmo adesso la panacea contro il
cancro, e non domani – così che siamo portati a dar fiducia al medico-santone
che ci promette all’istante la pozione miracolosa senza farci attendere per
anni. Il Rapporto tra entusiasmo tecnologico e pensiero magico è molto stretto
ed è legato alla speranza religiosa nella azione fulminea del miracolo. Il
pensiero teologico ci parlava e ci parla di misteri, ma argomentava e argomenta
per dimostrare come siano concepibili, oppure insondabili. La fiducia nel
miracolo ci mostra invece il numinoso, il sacro, il divino, che appare e opera
senza indugio. Possibile che esista un rapporto tra chi promette la cura
immediata del cancro, padre Pio, il telefonino e la regina di Biancaneve? In un
certo senso sì. Ecco perché la signora della mia storia viveva in un universo
fiabesco, incantata da un orecchio piuttosto che da uno specchio magico.
Umberto Eco – La bustina di Minerva www.lespresso.it – 9 aprile 2015
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