La notte della Diaz non
si può dimenticare. La telefonata di Vito di Indymedia sembrava quasi uno
scherzo: “Alla scuola di fronte la polizia sta massacrando tutti”. Perché, se
era tutto finito? Con Filippo Ceccarelli, Alberto Flores, Anais Ginori e altri
colleghi, corremmo alla Diaz, per ritrovarci dentro un incubo sudamericano. Il sangue, le
ambulanze, le sirene, la rabbia dei poliziotti rivolta contro tutti,
giornalisti compresi. Ci spingevano con gli scudi, ridendo, mentre gli
elicotteri si abbassavano sulle nostre teste, puntando fari accecanti. Paolo
Cento, parlamentare, si beccò pure una manganellata per aver osato protestare.
Pareva di essere piombati nei racconti degli esiliati argentini o cileni,
invece era il nostro Paese. Del resto, era la conclusione di un allucinante
percorso: il lager di Bolzaneto, le cariche a manifestanti inermi, i pestaggi a
caso per la città, la morte di Carlo Giuliani. Soltanto per il senso di
responsabilità dei manifestanti non vi furono altre morti. Quella notte fu la
prova generale di un regime. Che era esattamente il progetto della destra al
governo e dei media al seguito. Se poi non si è realizzato è stato perché
milioni e milioni d’italiani sono scesi in piazza a difendere la democrazia,
dando vita negli anni – con i movimenti pacifisti, i social forum. la
manifestazione del Circo Massimo e i girotondi – alla più grande mobilitazione
di massa di tutti i tempi. Un Paese normale, di fronte a tutto questo, si
sarebbe interrogato nel profondo. Che cos’è chiedeva Giorgio Bocca, questo
fascismo eterno che rispunta come possibilità a ogni svolta della storia
italiana?Ma non è stato così. Se non vi fosse stata la sentenza della Corte di
Strasburgo, che dopo quattordici anni ha definito i fatti della Diaz per quello
che erano – tortura – per noi italiani la storia sarebbe stata chiusa da tempo,
rimossa dalla politica, dai media e anche dalla magistratura. Nessuno avrebbe
chiesto le dimissioni di De Gennaro che è il tipo d’italiano pronto per ogni
occasione, capace di piacere sempre al potente di turno, per quanto nemico del
predecessore. Fra le tante inutili commissioni parlamentari d’inchiesta, non se
n’è mai aperta una sui fatti di Genova. I governi di destra non la volevano,
quelli di centrosinistra si trovarono di fronte la strenua opposizione di
Antonio Di Pietro, legalitario a fasi alterne. E’ una storia esemplare di un
Paese ormai smemorato e sorpreso d’inciampare ogni volta sulla stessa pietra.
Speriamo che almeno in qualche angolo sia sopravissuto qualcuno capace di
leggere la propria storia.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 17
aprile 2015 -
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