Il Paese D’Origine della famiglia bin Laden, lo Yemen, è
diventato il pretesto per un regolamento di conti in Medio Oriente, a lungo
rimandato e perciò ancora più pericoloso, tra i sunniti che hanno come campioni
di riferimento Arabia Saudita ed Egitto e gli sciiti che hanno come faro l’Iran
degli ayatollah. Lo Yemen, 24 milioni di abitanti, si trova nella punta più
meridionale della penisola arabica. Il 58 per cento della popolazione è
sunnita, il 42 per cento sciita, è lo Stato più povero della regione (non ha
petrolio), la disoccupazione è al 20 per cento. I ribelli houthi (sciiti) che
abitano nel nord-ovest, sostenuti militarmente e finanziariamente da Teheran,
sono riusciti a conquistare Sana’a, la capitale, e a mettere in fuga il
presidente Abd Rabbo Mansur Hadi. L’Arabia Saudita del nuovo re Salman, che
considera lo Temen una sorta di giardino di casa, ha deciso di intervenire con
la forza (operazione “Decisive Storn”) e cercato di legittimare l’ingerenza
perché è il deposto presidente che ha chiesto un aiuto esterno per re
insediarsi al potere. Riyad ha creato una coalizione a cui hanno aderito i
Paesi sunniti, a partire dall’Egitto con il suo presidente, il generale Abdel
Fattah al Sisi. E la Lega Araba ha dichiarato, su queste prime basi,
l’intenzione di creare una forza militare congiunta, di fatto una sorta di
“Alleanza atlantica” sunnita. Nel mese di aprile i leader e i capi militari dei
rispettivi eserciti si riuniranno per decidere strategie e obiettivi. Una Reazione Così veloce e decisa i Paesi arabi non l’hanno avuta, ad esempio, per
contrastare lo Stato Islamico che pure rappresenta una minaccia fatale non solo
per i regimi ma per la stabilità stessa dell’intera regione. Il motivo è
semplice. Pressoché tutte le petromonarchie del Golfo hanno a vario titolo
utilizzato i fondamentalisti per i loro scopi ed hanno qualche remora ora a
sconfessare platealmente un mostro che è loro sfuggito di mano. (..) Il Nuovo Millennio ha segnato quella che va sotto il
nome di “rinascita sciita”. (..) L’intervento americano e la fine di Saddam
Hussein in Iraq ha portato al potere a Baghdad gli sciiti correligionari degli
ayatollah. I quali non a caso ora sostengono la resistenza del governo
ufficiale contro l’avanzata del (sunnita). Stato Islamico del sedicente califfo
Abu Bakr al-Baghdadi. Risultato: la creazione, di fatto, di una “dorsale
sciita” che ha origine a Teheran, passa per Baghdad e Damasco e approda a
Beirut sulle sponde del Mediterraneo. E che, ora, ha una diramazione a Sud verso
Sana’a. E un possibile approdo nel Bahrein delle molte tensioni tra monarchia
sunnita e una popolazione a maggioranza sciita. A Complicare il quadro, l’accordo sul nucleare
tra Teheran e la comunità internazionale. Temuto, nella regione, non solo da Israele,
ma in particolare dai sunniti. Nessuno crede che gli ayatollah vogliano
processare l’uranio solo per scopi civili. L’obiettivo è la bomba. Questo sì
muterebbe per lungi tempo i rapporti di forza. Scatenando una corsa al nucleare
e una proliferazione. Nell’aria più esplosiva del pianeta.
Gigi Riva – L’Islam che avanza – L’Espresso – 9 Aprile 2015
Nessun commento:
Posta un commento