Il Bipolarismo è il sogno
infranto della Seconda Repubblica. Nella Terza, rischia di diventare un
incubo. Eppure i sistemi bipolari
custodiscono molteplici virtù. Perché rafforzano il potere decisionale del governo.
Favoriscono l’alternanza. Comprimono la spesa pubblica, insieme alla pressione
fiscale. E soprattutto restituiscono lo scettro ai cittadini, permettendo
l’investitura popolare dei governi. E alle nostre latitudini? Nel 1994 il
bipolarismo nasce zoppo. Sia per la presenza di terze forze (il Patto per
l’Italia, che si presenta come un polo di centro). Sia perché Berlusconi
costruisce due alleanze distinte: il Polo della Libertà (con la Lega) al nord,
il Polo del Buon Governo al sud. Ma la creatura – diventando adulta – peggiora
il suo difetto fisico, anziché attenuarlo. Diventa un bipolarismo muscolare.
Prima conflitti nelle coalizioni, poi conflitti nei partiti, sicchè al nemico
esterno s’aggiunge il nemico interno (l’area Fitto in Forza Italia o la minoranza
del Pd). E dalle forze politiche la contrapposizione s’allarga alle stesse
istituzioni: guerre fra potere esecutivo e giudiziario, guerre fra lo Stato e
le Regioni, che procurano un gran daffare alla Consulta.(..). Morale della
favola: stavamo meglio quanto stavamo peggio. E il bipolarismo funzionava
quando non c’era ancora. Infatti dal 1946 al 1964 abbiamo registrato un
bipolarismo tra Centro e Sinistra. Dal 1964 in poi l’ingresso del Psi al
governo introdusse un bipolarismo tra Centro-Sinistra e Sinistra. Quindi con il
proporzionale il sistema politico s’atteggiava in modo bipolare, con il
maggioritario è diventato multipolare. (..). Da Qui Tre Conclusioni. Primo: può ben darsi un sistema
bipolare pur in presenza di una legge elettorale proporzionale. Secondo: non è
la legge elettorale che determina il sistema politico, bensì l’opposto. Terzo:
noi italiani tendiamo a sopravvalutare le risorse dell’ingegneria
istituzionale. Ma i congegni elettorali non possono plasmare la storia delle
nazioni, la loro cultura. E la nostra storia è questa: possiamo accomodarci su
un monopartitismo ( ci è accaduto nel ventennio fascista), non accetteremo mai
un sistema bipartitico. E un sistema davvero bipolare? Dipenderà dalla riforma
costituzionale, più che da quella elettorale. Fin qui abbiamo praticato un
bipolarismo imperfetto con un bicameralismo perfetto. Ecco perché dobbiamo
sbarazzarcene, se desideriamo un bipolarismo stabile. (..). Tuttavia, se
il bipolarismo è figlio legittimo della Costituzione più che della legge
elettorale, c’è da aggiungere che quest’ultima è pur sempre in grado d’uccidere
il bambino in culla. E l’Italicum?
Quali effetti ne derivano sulle sorti del nostro bipolarismo claudicante? Il
rischio è che alla fine della giostra sopravvivano un polo e una poltiglia.
Perché la nuova legge premia la maggioranza, ma non incentiva la formazione
d’una minoranza forte, né tantomeno coesa. Anzi: con una soglia di sbarramento
al 3% la disincentiva. Sicchè l’Italicum
alleva un sistema monopolare, se non mono-partitico. Magari potremmo uscirne
fuori confezionando un premio di minoranza (per il partito sconfitto al
ballottaggio), oltre al premio di maggioranza. Altrimenti, senza bipolarismo,
ci rimarrà soltanto un disturbo bipolare.
Michele Ainis – Legge e libertà – www.lespresso.it –michele.ainis@uniroma3.it -2
aprile- 2015
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