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sabato 5 luglio 2014

Lo Sapevate Che: Questa Settimana....



 Do you remember Costa Concordia?

E’ ancora lì, davanti al Giglio, e nessuno decide cosa farne.
Intanto il governo cancella il decreto che finanziava un tratto di autostrada già cominciato e di cui si parla dal 1968. Ma lo si vuole completare o no? E non si è parlato di “sblocca Italia”?

Merita attenzione una storia apparentemente minore che però sembra riassumere in sé un certo modo italico di fare politica, e politica economica, che non vorremmo più vedere. Dunque è successo che venerdì 20 giugno, poche ore prima che si riunisse il Consiglio dei ministri, sparisse dall’ordine del giorno un decreto del governo con il quale si distribuivano un po’ di soldi per opere pubbliche, importanti e meno importanti, ma comunque già avviate, con tanto di operai in azione e gru in movimento. Lavori che adesso si fermeranno per mancanza di soldi. Per un premier che ha coniato lo slogan “sblocca Italia” -  da ritardi, pastoie e burocrazia – l’improvviso stop non suona bene.
Dentro Quel Decreto in verità, c’era un po’ di tutto: metropolitana di Napoli e raddoppio di linee ferroviarie; infrastrutture stradali e portuali primarie (Piombino) e secondarie; e soprattutto l’eterno completamento dell’Autostrada Tirrenica per la quale si progetta e ci si accapiglia – senza costrutto – dal 1968. (…) su a Cecina, regno incontrastato di Altero Matteoli, dove sono stati ultimati quattro faraonici chilometri di caselli e raccordi con l’autostrada per Genova (costo 55 milioni, 13 mila e 750 euro al metro); e da Civitavecchia a Tarquinia dove sono stati già divelti alberi, espropriati campi, spianati terreni in attesa della proverbiale colata di asfalto. Che per ora non ci sarà. Fino a quando? E innanzitutto, perché lo stop inatteso? (…)
Ora però, pur lasciando da parte le illazioni, e anche l’eterna guerra tra ambientalismo e ansia del fare, la quarantennale vicenda autostradale parla da sola. In giro per il mondo, una qualunque cosa si fa o non si fa. In Italia, invece, dove la linea più breve tra due punti è l’arabesco (Ennio Flaiano), non si fa ma si fa, oppure si fa ma non si fa. Va’ a sapere. (…) E’ troppo dopo trent’anni chiedere una parola definitiva, o si ferma tutto per costi eccessivi e danni all’ambiente o si va avanti senza indugi? Purchè si decida, per favore.
A questo Punto, per associazione di idee, torna a mente un’altra storia, anch’essa italiana, quella della Costa Concordia. Che affonda per una bravata da guappo, risorge per un “torni a bordo, cazzo” e brilla per il genio italico che la rimette in piedi. E che poi però resta lì immobile davanti al Giglio per mesi, in attesa che qualcuno ne decida il destino ristrutturatorio. Che magari sarà lontano da qui, in Turchia, dove la carcassa arriverà dopo aver pericolosamente attraversato santuari che in altri momenti si vorrebbero vergini. Faciloneria, estro, irresponsabilità. Se, come s’usa dire, riuscissimo a cambiare verso anche qui, il Paese ci guadagnerebbe davvero.
Twitter@bmanfellotto
Bruno Manfellotto – L’Espresso – 3 luglio 2014

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