Disoccupazione record,
ma il Palazzo si concentra
sul risiko delle
riforme
Non saprei dire quanti italiani,
avendone la possibilità, avrebbero messo
in cima all’agenda
delle urgenze una legge elettorale o la riforma del Senato.
Nella vita reale è
difficile imbattersi in un padre di famiglia angosciato
per l’iter parlamentare dell’Italicum o in un giovane
precario ossessionato dal dilemma di un Senato di eletti o consiglieri
regionali. Cambiano le Repubbliche, la prima, la seconda, la terza, ma il
fossato fra Palazzo e vita quotidiana continua ad allargarsi. L’Italia è un
paese che oggi ha toccato il record di 7,5 milioni di disoccupati, quasi uno su
due fra i ventenni. Una nazione dove un cittadino su sei vive sulla soglia
della povertà, ovvero può spendere meno della metà della media e cinque milioni
di italiani sono piombati nella povertà assoluta (…).
Un’altra novità impressionante portata dalla crisi è che
molti fra i poveri relativi e quelli assoluti non sono disoccupati o home-less,
ma lavoratori, operai, impiegati, perfino insegnanti. (…). Ora, di fronte a una
catastrofe sociale di queste dimensioni, simile alle emergenze dei dopoguerra,
ci si potrebbe immaginare un dibattito pubblico tutto assorbito sui temi del
lavoro, del reddito minimo. Invece i
pochi e discutibili provvedimenti sul lavoro slittano di mese in mese
per lasciare spazio ad altre e curiose emergenze. Come quella di riscrivere la
Costituzione con le riforme istituzionali. Impresa peraltro già compiuta più
volte negli ultimi anni, da governi di destra e sinistra, con i seguenti
risultati: la riforma del titolo V che oggi tutti considerano una sciagura; le
riforme del governo Berlusconi, bocciate dai referendum; l’inserimento del
pareggio di bilancio in Costituzione, che ieri hanno firmato tutti e oggi tutti
considerano all’unisono un colossale errore. Tanto da chiedere un giorno sì e
l’altro pure all’Europa di farne slittare l’applicazione di un anno, forse due,
meglio mai. E se per una volta l’opinione pubblica avesse ragione a chiedere
provvedimenti sul lavoro e non altri improbabili risiko costituzionali?
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 18 luglio 2014
Nessun commento:
Posta un commento