Uno scienziato in
Senato
L’Italia è purtroppo un fanalino di coda per gli investimenti
in ricerca scientifica: spende più o meno un terzo dei suoi competitori. Tra le
conseguenze negative c’è un analfabetismo scientifico di fondo che ha spesso
messo in difficoltà gli organi decisionali ai più alti livelli, messi di fronte
al fatto di dover prendere decisioni di carattere scientifico senza averne le
competenze specifiche. (...). Storicamente infatti, nel nostro Paese gli
scienziati attivi non mostrano interesse a essere presenti nelle sedi
decisionali:min questo modo, però, lasciano un vuoto di rappresentanza del
mondo della ricerca. Negli ultimi tempi, tuttavia, qualcosa sta cambiando: la
nomina a Senatori a vita della ricercatrice Elena Cattaneo e del Premio Nobel
Carlo Rubia, nell’agosto del 2013, è un segnale che il Presidente Napolitano ha
voluto dare. Un gesto importante per il mondo della ricerca, una presenza della
scienza negli organi istituzionali, infatti, può fornire ai rappresentanti del
popolo le competenze necessarie su una serie di temi spesso all’ordine del
giorno e sui quali è richiesta una preparazione specifica. Un ragionamento,
questo, valido a livello generale ma ancor più vero quando si parla di
argomenti legati alla biologia e alla medicina, ad esempio gli Ogm, le medicine
alternative, le terapie cellulari con le possibili “deviazioni” cellulari come
quelle del caso stamina. Tutti temi molto tecnici, che richiedono
inevitabilmente una competenza specifica.
IRCCS Istituto Clinico
Humanitas – Università degli Studi di Milano
Alberto Mantovani – L’Espresso – 24 luglio 2014
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