(un sogno di Don Bosco
assolutamente inedito)
L’angelo era titubante, tossicchiò con discrezione per
avvertire il principale della sua presenza. Dio naturalmente stava creando.
“C’è qui don Bosco che vorrebbe avere un colloquio”. “Uh, il caro Giovanni,
fallo entrare, fallo entrare” disse il Signore. Don Bosco entrò con la berretta
in mano. “Buongiorno, Signore”. “Vieni, Giovanni, vedo che non hai cambiato la veste talare e che hai un bello strappo lì in fondo”. “Giocando a Barra Rotta,
un ragazzino mi ha pestato la veste,proprio mentre stavo correndo
all’inseguimento di un altro, che era velocissimo. Ma l’avrei preso, eh!” “Non
ne dubito, Giovanni. Ti ho fatto piuttosto in gamba…Sono contento di vedere che
ti piace ancora giocare”. “Proprio per questo sono qui, Signore. Tu sai quanto
sia importante per me che i ragazzi abbiano lo spazio per scatenarsi nel gioco
e nell’allegria”. “Lo dici a me, che li ho inventati! Le urla dei ragazzi in un
cortile sono la mia musica preferita: i cori degli angeli sono così noiosi…”
“Scusami, Signore. Ma trovo che i giochi che abbiamo richiedono trampoli, corde,
bastoni o hanno regole complicate. Non potresti inventare un gioco semplice
semplice, che piaccia a tutti i bambini del mondo, che si possa giocare
dovunque, in un cortile, un prato, una piazza, al freddo e al caldo, con le
scarpe e a piedi nudi? Che ne dici?”
Il Buon Dio sorrise: “E’ una buona idea. Penso di potercela
fare. Sarà un regalo per i tuoi oratori”. “Grazie, Signore” disse don Bosco e
si congedò con un devoto inchino. Dopo un po’, Dio si rialzò trionfante e
disse: “Fatto”! . Il Signore chiamò l’angelo assistente: Trovami subito
ventidue giovani angeli in forma per un esperimento. Devo collaudare la mia
idea”. In Paradiso, le cose si fanno in fretta e così un attimo dopo, ventidue
angioletti divisi in due squadre si affrontavano in un duello accanito dietro
ad un pallone. Il Signore guardava compiaciuto: “Lo chiamerò calcio e divertirà
i ragazzi di tutto il mondo. Gli oratori di don Bosco lo apprezzeranno
parecchio”. Anche i ventidue angioletti si divertivano fin troppo. Ad un certo
punto, uno dei giocatori intervenne un po’ troppo rudemente sulle gambe di un
avversario e ne nacque una zuffa furiosa. Il Buon Dio si rabbuiò un pochino:
“Devo fare un ritocco” disse. Tornò al lavoro e creò l’arbitro.
B.F. – Bollettino Salesiano – giugno 2014
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