Se tutte le ragazze
trovassero la voglia e la forza di riaprire quelle pagine potrebbero scoprire
da dove vengono.
Forse mi sbaglio, ma io credo che se tutte le ragazze
trovassero la voglia, la curiosità, il tempo (la forza) di leggere un vecchio
libro che sconvolse le loro nonne, Il
secondo sesso di Simone de
Beauvoir, si sentirebbero più sapientemente sicure, meno fragili rispetto più
che agli uomini all’amore: scoprirebbero cosa ha voluto dire nei secoli passati
ma anche in anni non così lontani, essere donna, il non contare, il dipendere
sempre da un uomo, padre, fratello, marito, il non poter studiare né lavorare,
il morire giovanissime di parto perché la medicina solo alla fine dell’8oo si
accorse che i dottori dovevano lavarsi le mani prima di intervenire sulla
puerpera. Tanto il marito trovava subito dopo un’altra ragazza, pure lei quasi
sempre destinata a morire di parto. (…).
Simone scrisse l’esplosivo Secondo sesso a 40 anni e fu pubblicato in Francia nel 1949, ben 65
anni fa, prima del femminismo, prima di ogni rivendicazione femminile. Simone
era una donna del suo tempo, o meglio di quella parte intellettuale,
anticonformista, comunista, esistenzialista, libera, che viveva nella massima
altera modestia, in piccoli sdruciti appartamenti, ma concedendosi viaggi
importanti. Le fotografie ce la mostrano simile a una istitutrice rigida, con
il suo eterno turbante o lo stretto chignon sulla nuca, vestita casualmente,
senza alcuna civetteria, come si impegnasse a negare il corpo, la femminilità.
(…). Poi capita di vedere una sua foto scattata a Chicago da Art Shay. Una
rigida zitellona dedita solo allo studio? Per niente: in bagno, vista di spalle
davanti a un lavandino e a un piccolo specchio, completamente nuda, mentre si
solleva i capelli: ha un corpo delicato e carnale, il corpo di una donna che
sapeva far impazzire gli uomini. Non se li faceva mancare: il suo grandissimo
amore fu uno scrittore americano di successo e gran bell’aspetto, Nelson
Algren, a sua volta molto innamorato (..). Tra loro c’era passione fisica,
reciproca ammirazione, si scrivevano centinaia di lettere d’amore. Ma lei lo
respinse sempre, fino a quando lui dopo anni desistette. Simone viveva da tempo
con il brutto, strabico, intelligentissimo Sartre, con una forma di amicizia e
solidarietà che sostituiva l’amore e che li faceva amare e farsi amare insieme
da ragazze cariche di ammirazione intellettuale per la coppia più celebre di
Francia. Ci furono per lei e per lui altri amori: ma Simone, che intanto
scriveva romanzi e una meravigliosa autobiografia in quattro volumi (chi può,
per favore, la legga), sapeva che in quegli anni il suo successo era legato al
fatto di vivere con un genio. Simone adorava soprattutto se stessa, scrivere,
sapendo che i suoi libri avrebbero sopportato il tempo, mentre le passioni
l’avrebbero fatta dimenticare. (…).
Natalia Aspesi – Donna di Repubblica – 19 luglio 2014
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