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martedì 22 luglio 2014

Lo Sapevate Che: Leggere De Beauvoir Oggi a Vent'anni...



Se tutte le ragazze trovassero la voglia e la forza di riaprire quelle pagine potrebbero scoprire da dove vengono.

Forse mi sbaglio, ma io credo che se tutte le ragazze trovassero la voglia, la curiosità, il tempo (la forza) di leggere un vecchio libro che sconvolse le loro nonne, Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, si sentirebbero più sapientemente sicure, meno fragili rispetto più che agli uomini all’amore: scoprirebbero cosa ha voluto dire nei secoli passati ma anche in anni non così lontani, essere donna, il non contare, il dipendere sempre da un uomo, padre, fratello, marito, il non poter studiare né lavorare, il morire giovanissime di parto perché la medicina solo alla fine dell’8oo si accorse che i dottori dovevano lavarsi le mani prima di intervenire sulla puerpera. Tanto il marito trovava subito dopo un’altra ragazza, pure lei quasi sempre destinata a morire di parto. (…).
Simone scrisse l’esplosivo Secondo sesso a 40 anni e fu pubblicato in Francia nel 1949, ben 65 anni fa, prima del femminismo, prima di ogni rivendicazione femminile. Simone era una donna del suo tempo, o meglio di quella parte intellettuale, anticonformista, comunista, esistenzialista, libera, che viveva nella massima altera modestia, in piccoli sdruciti appartamenti, ma concedendosi viaggi importanti. Le fotografie ce la mostrano simile a una istitutrice rigida, con il suo eterno turbante o lo stretto chignon sulla nuca, vestita casualmente, senza alcuna civetteria, come si impegnasse a negare il corpo, la femminilità. (…). Poi capita di vedere una sua foto scattata a Chicago da Art Shay. Una rigida zitellona dedita solo allo studio? Per niente: in bagno, vista di spalle davanti a un lavandino e a un piccolo specchio, completamente nuda, mentre si solleva i capelli: ha un corpo delicato e carnale, il corpo di una donna che sapeva far impazzire gli uomini. Non se li faceva mancare: il suo grandissimo amore fu uno scrittore americano di successo e gran bell’aspetto, Nelson Algren, a sua volta molto innamorato (..). Tra loro c’era passione fisica, reciproca ammirazione, si scrivevano centinaia di lettere d’amore. Ma lei lo respinse sempre, fino a quando lui dopo anni desistette. Simone viveva da tempo con il brutto, strabico, intelligentissimo Sartre, con una forma di amicizia e solidarietà che sostituiva l’amore e che li faceva amare e farsi amare insieme da ragazze cariche di ammirazione intellettuale per la coppia più celebre di Francia. Ci furono per lei e per lui altri amori: ma Simone, che intanto scriveva romanzi e una meravigliosa autobiografia in quattro volumi (chi può, per favore, la legga), sapeva che in quegli anni il suo successo era legato al fatto di vivere con un genio. Simone adorava soprattutto se stessa, scrivere, sapendo che i suoi libri avrebbero sopportato il tempo, mentre le passioni l’avrebbero fatta dimenticare. (…).
Natalia Aspesi – Donna di Repubblica – 19 luglio 2014

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