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domenica 20 luglio 2014

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 Toh, a Strasburgo tornano destra e sinistra

Finora nella politica europea hanno prevalso logiche nazionaliste. Ma si affaccia un cambiamento. Davanti alle scelte necessarie per uscire dalla crisi economica tornano le divisioni tra popolari e socialisti

Non ci si faccia ingannare dalla polemica, ancorché furibonda, che la Bundesbank ha riacceso sui vincoli contabili fissati nei trattati europei. Né si insista a leggere il dibattito continentale nei termini, tutto sommato banali, di scontro tra custodi del rigore al Nord e fautori della flessibilità a Sud. (..)
La Prima Avvisaglia del cambiamento alle porte è venuta dal duro confronto fra il presidente del gruppo di popolari europei e il nostro premier nel corso della seduta inaugurale del parlamento. Quando ha replicato a Manfred Weber chiedendogli se le sue rampogne fossero pronunciate a nome del Ppe oppure della sola Germania, Matteo Renzi ha messo il dito sulla piaga. (…). Ma in termini di sostanza, soprattutto dentro un’assemblea di Strasburgo con poteri crescenti, sta emergendo una nuova realtà: quella delle divisioni e del confronto basati sull’appartenenza a famiglia politiche con differenti concezioni non soltanto del progetto europeo, ma anche più in generale, della società del mondo. (…).
A fare da levatrice a questo processo di rigenerazione della politica è oggi, in particolare, il nodo vitale delle scelte economiche e finanziarie. Non per caso, perché è proprio su questo terreno che si possono tuttora misurare le più significative differenze anche fra popolari e socialisti d’Europa.(…).
Certo, Non sarà una gestazione facile quella che si annuncia per la rinascita del primato della politica perché profonde contraddizioni e ancora rilevanti interessi di campanile albergano in entrambi i campi. Sul versante dei popolari, per esempio, c’è un clamoroso iato di credibilità nella destra berlusconiana che in Italia spara a palle incatenate contro Berlino ma poi a Strasburgo fa da spalla a un Ppe guidato dal falco Weber. Come anche sul versante opposto, la Spd appare in crescente difficoltà a tenere un piede nella scarpa socialista in Europa e l’altro nella “grosse Koalition di casa propria. Sciogliere questi e altri nodi non sarà semplice, ma il miracolo dell’Europa post-bellica è stato quello di capovolgere la lezione di Clausewuitz ovvero di fare della politica la continuazione della guerra con altri mezzi. Per non disperdere il senso di questa storia ciò che oggi occorre è che le grandi formazioni politiche riscoprano la propria identità culturale e ritrovino la forza delle loro idee.
Massimo Riva L’Espresso - 17 Luglio 2014 –

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