Toh, a Strasburgo
tornano destra e sinistra
Finora nella politica
europea hanno prevalso logiche nazionaliste. Ma si affaccia un cambiamento.
Davanti alle scelte necessarie per uscire dalla crisi economica tornano le
divisioni tra popolari e socialisti
Non ci si faccia ingannare dalla polemica, ancorché
furibonda, che la Bundesbank ha riacceso sui vincoli contabili fissati nei
trattati europei. Né si insista a leggere il dibattito continentale nei
termini, tutto sommato banali, di scontro tra custodi del rigore al Nord e
fautori della flessibilità a Sud. (..)
La Prima Avvisaglia del cambiamento alle porte è venuta
dal duro confronto fra il presidente del gruppo di popolari europei e il nostro
premier nel corso della seduta inaugurale del parlamento. Quando ha replicato a
Manfred Weber chiedendogli se le sue rampogne fossero pronunciate a nome del
Ppe oppure della sola Germania, Matteo Renzi ha messo il dito sulla piaga. (…).
Ma in termini di sostanza, soprattutto dentro un’assemblea di Strasburgo con
poteri crescenti, sta emergendo una nuova realtà: quella delle divisioni e del
confronto basati sull’appartenenza a famiglia politiche con differenti
concezioni non soltanto del progetto europeo, ma anche più in generale, della
società del mondo. (…).
A fare da levatrice a questo processo di rigenerazione della
politica è oggi, in particolare, il nodo vitale delle scelte economiche e
finanziarie. Non per caso, perché è proprio su questo terreno che si possono
tuttora misurare le più significative differenze anche fra popolari e
socialisti d’Europa.(…).
Certo, Non sarà una gestazione facile quella che si
annuncia per la rinascita del primato della politica perché profonde contraddizioni
e ancora rilevanti interessi di campanile albergano in entrambi i campi. Sul versante
dei popolari, per esempio, c’è un clamoroso iato di credibilità nella destra
berlusconiana che in Italia spara a palle incatenate contro Berlino ma poi a
Strasburgo fa da spalla a un Ppe guidato dal falco Weber. Come anche sul
versante opposto, la Spd appare in crescente difficoltà a tenere un piede nella
scarpa socialista in Europa e l’altro nella “grosse Koalition di casa propria.
Sciogliere questi e altri nodi non sarà semplice, ma il miracolo dell’Europa
post-bellica è stato quello di capovolgere la lezione di Clausewuitz ovvero di
fare della politica la continuazione della guerra con altri mezzi. Per non
disperdere il senso di questa storia ciò che oggi occorre è che le grandi
formazioni politiche riscoprano la propria identità culturale e ritrovino la
forza delle loro idee.
Massimo Riva L’Espresso - 17 Luglio 2014 –
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