L’omicidio Borsellino,
scenario oscuro e mutante di una verità inafferrabile
Gli annali della
Repubblica Italiana segnalano per il 19 luglio prossimo,
il 22esimo anniversario
dell’uccisione di Paolo Borsellino e della sua scorta. L’evento è talmente noto
che bastano poche righe per farlo tornare drammaticamente alla memoria. Borsellino magistrato,
investigatore coraggioso dei più terribili segreti di Cosa Nostra, insieme al
suo collega e amico Giovanni Falcone (fatto saltare in aria poco prima, il 23
maggio 1992), venne ucciso da una bomba azionata a distanza mentre suonava il
citofono nel palazzo in cui viveva l’anziana madre. Con lui morirono quattro
uomini e una donna, i poliziotti che lo proteggevano a corazza. La “strage di
via D’Amelio”, come venne immediatamente chiamata, dal nome della via di
Palermo teatro dell’esplosione, rimane nella memoria della nazione come uno
degli episodi di maggiore ferocia della nostra storia. (…), ma ancora oggi, non
si conoscono gli autori del suo omicidio, né i loro complici, né i loro
moventi. Il delitto di ventidue anni fa ha cambiato forma, sostanza, colore
come un essere biologico dotato di vita autonoma e pronto a mutare sfuggendo
così alle classificazioni.(…)
Tre anni fa, i magistrati di Palermo captarono delle
telefonate tra l’ex ministro dell’interno di allora e l’attuale capo dello
Stato. Il loro testo non venne mai rivelato, ma si alimentò il sospetto, che i
due fossero al corrente di spaventosi scenari; la questione divenne argomento
di una oscura battaglia politica. Oggi sono in corso ben due processi che
girano intorno a quella strage, come ad un oggetto misterioso, e tutto lascia
prevedere che non si raggiungerà alcuna verità. L’omicidio Borsellino ha
cambiato e continuerà a cambiare natura, come è avvenuto in America per
l’omicidio Kennedy.
Enrico Deaglio – Venerdì di Repubblica – 11 luglio 2014 –
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