Il pallone di
Prandelli, un caso politico
La Nazionale uscita al primo turno dai Mondiali è apparsa
lenta, debole, impreparata e incapace di rinnovarsi rispetto al passato.
Insomma, pare quasi che se non si posseggono questo tipo di caratteristiche,
non ci si possa nemmeno chiamare Italia. Cesare Prandelli, nel giro di pochi
minuti, è passato dallo sport più popolare da noi, il calcio, a quello che fra
gli italiani quasi nessuno pratica: dare le dimissioni. Le ha date in
conferenza stampa e prendendo le distanze dai partiti, specificando di non
voler essere accostato a loro. E invece, a mio parere, è stato proprio lì lo
sbaglio: non seguire il loro esempio. L’errore più grosso che hanno commesso
gli Azzurri, infatti, è stato quello di non far circolare abbastanza la palla.
Se l’avessero fatta girare anche solo la metà di quanto i partiti hanno fatto
con la norma sull’immunità, rimpallandosela all’infinito, senza che nessuno se
ne assumesse la paternità, forse stasera saremmo in campo a giocarci i quarti
di finale.
Dario Vergassola – Venerdì di Repubblica – 4 Luglio 2014
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