Ora però parliamo un
po’ di economia
Da noi tengono banco
Senato e legge elettorale. Ma le riforme che servono per la crescita sono
altre: tagli di spesa, semplificazioni. Di queste vuole sapere l’Europa. E
anche gli italiani.
Forse ispirandosi al Peter Sellers di
“Oltre il giardino”, dinanzi allo stato maggiore del Pd, Matteo Renzi-Chance
Giardiniere ha scandito: “Ha smesso di piovere, ma il sole non ancora
arrivato”. E per chi avesse qualche residuo dubbio ha aggiunto: “C’è foschia…”.
Naturalmente si parlava di economia, di deflazione conclamata e crescita
sospirata.(…). I numero dell’economia sono davvero preoccupanti. A cominciare
dal Pil e debito, da sempre le bestie nere. I dati statistici dicono che il
prodotto interno lordo continua a diminuire e che l’Italia resta in piena
recessione. Stando così le cose, il traguardo scritto nei documenti finanziari
ufficiali di un piùm0,8 nel 2014 appare siderale, irraggiungibile. Intendiamoci
non è che Francia e Germania se la passino molto meglio di noi, anche lì
l’economia rallenta; ; ma al di qua delle Alpi pesa la palla al piede del
debito pubblico, 2166 miliardi di euro, 36 mila euro di debito per ogni
italiano, uomini donne vecchi e bambini. (..:)
Inevitabili Le Conseguenze: se la raccolta è inferiore al fabbisogno, per stare entro i
parametri concordati bisogna trovare da qualche altra parte i soldi necessari (
gli 80 euro a tutti costeranno, si dice, 10-15 miliardi l’anno). Come?
Aumentando le tasse? No, perché siamo da tempo oltre il sopportabile(..).
Allora allo Stato non resta altro da fare che indebitarsi ulteriormente sul
mercato finanziario emettendo titoli pubblici, che ormai coprono più dell’80
per cento del debito nazionale e condizionano i bilanci delle banche.(…).
Ora, Pensare Che Basti invocare più “flessibilità”, parola magica che significa
tutto e niente e che finisce pecari care sugli altri responsabilità che sono
solo nostre, è pura illusione. In proposito Mario Draghi è stato chiarissimo:
la flessibilità già c’è; più di quello che è stato fatto e si farà per far
girare più denaro a costo zero o quasi, non si può fare; piuttosto ha concluso,
si facciano le riforme.(…). Insomma, senza regole del gioco più semplici e
incoraggianti, non c’è credito facile che tenga. Né flessibilità finanziaria
che aiuti. Draghi non è il solo a pensarla così. I nostri partner europei
assistono da mesi a un balletto bizantino intorno a riforme che a loro appaiono
ininfluenti (Senato, legge elettorale), ma non sanno (e noi con loro) quali
risultati otterrà per esempio la spending review di Carlo Cottarelli, e quanto
si risparmierà con la riforma della pubblica amministrazione di Marianna Madia,
e se cambierà la vita degli imprenditori con le nuove leggi sul mercato e sul
costo del lavoro. Che forse incideranno sulla crescita dell’economia più del
premio di maggioranza.
Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto – L’Espresso – 24 luglio 2014
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