Toccami automa
“Volevamo ottenere per il tatto quello che è successo per
l’udito con l’introduzione delle cuffie e per la vista con i Google glass:
progettare dispositivi indossabili in grado di aumentare le percezioni
tattili”. Con questa intuizione Domenico Prattichizzo, dell’Università di
Siena, è riuscito a vincere un grant di ben 7,7 milioni di dollari per il
progetto Wearthap, Eearable Haptics for Humans and Robots. L’Unione Europea ha
stanziato il finanziamento a favore di dieci università, coordinate proprio da
Siena, che per i prossimi quattro anni studieranno sistemi robotici indossabili
basati sul tatto.
Gli scienziati hanno testato prototipi studiati per essere
fissati sulla punta delle dita di chirurghi e collegati agli strumenti che
entrano nel corpo del paziente. Durante le biopsie, per esempio, i medici potranno
“sentire” ciò che percepisce l’ago inserito in profondità e valutare anche con
il tatto se si tratta di una massa tumorale.
Nei prossimi mesi, i ricercatori si dedicheranno a non
vedenti. Un braccialetto vibrante potrebbe infatti aiutare un cieco a
orientarsi all’interno delle abitazioni e camminare per strada. Esistono già in
commercio tecnologie di navigazione con comandi vocali da ascoltare in cuffia,
ma un sistema basato sul tatto permetterebbe di avere le orecchie libere per
ascoltare i suoni dell’ambiente circostante. Il “linguaggio” del dispositivo è
in fase di studio: l’idea è quella di associare un determinato pattem a un
certo movimento (per esempio una doppia vibrazione potrebbe indicare di
svoltare a sinistra).
“Un’altra situazione cui abbiamo pensato”, racconta
Prattichizzo: “E’ quella di un aeroporto, dove i passeggeri in attesa del volo
possono camminare liberamente tra le vetrine dei negozi senza preoccuparsi
delle valigie, che li seguono a distanza ravvicinata caricate su robot mobili.
Non dovranno continuamente voltarsi per controllare i bagagli perché un
braccialetto con un dispositivo tattile segnalerà un eventuale problema, come
la presenza di un ostacolo o un tentativo di furto vibrando”. Ma gli scenari
immaginati non finiscono qui: si potranno istruire squadre di robot per entrare
in un’area pericolosa, oppure per afferrare e trasportare oggetti nocivi per
l’uomo o ancora, nella via di tutti i giorni, per insegnare i movimenti
corretti, che siano per la riabilitazione oppure per lo sport (come effettuare
una perfetta battuta di tennis, per esempio).
Viola Bachini – L’Espresso – 3 luglio 2014
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