I movimenti delle mani
chiariscono quello che diciamo.
E sono universalmente
diffusi
A che serve gesticolare parlando? Se lo è domandato la
linguista Marina Nespor, della International School for Advanced Studies di
Trieste, che con i colleghi Alan Langus e Bahia Guellai ha condotto una ricerca
– pubblicata sulla rivista Frontiers in Psychology – sul valore “prosodico” dei
gesti.
La prosodia è la “punteggiatura della parola”. cioè
l’aggiunta al parlato di accenti e pause, che aiutano a capire frasi come
“Quando Mario chiama suo fratello è molto felice”, che senza prosodia (o senza
virgole nello scritto) non chiarisce se a essere felice sia Mario o il
fratello.
Nespor ha chiesto a dei volontari di seguire video con persone
che dicevano frasi ambigue, gesticolando. Talvolta il sonoro veniva scambiato e
i gesti si riferivano a frasi di significato opposto. La comprensione era buona
solo quando gesti e parlato erano in
accordo. “Molti dei gesti che facciamo parlando” dice Nespor “servono a
rinforzare la prosodia delle frasi, chiarendo le ambiguità. Noi italiani ne
aggiungiamo poi altri, a sottolineare azioni ed emozioni. Ma i gesti prosodici
esistono in tutte le lingue e vengono usati anche al telefono e persino fra ciechi.
Alex Saragosa – Venerdì di Repubblica – 18 luglio 2014
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