Palestina Ostaggio Dei
Falchi
Non Ci Sarà Pace tra israeliani e palestinesi fino a
quando non nasceranno leader dei due schieramenti capaci di uscire dalla trita
spirale azione-reazioni. Col coraggio sufficiente per decidere un piano e applicarlo
simultaneamente, qualunque cosa succeda sul campo. E con l’intelligenza di
capire che gli attentati servono ai terroristi esattamente per provocare una
vendetta e far deragliare le buone intenzioni di risolvere una crisi ormai
secolare. (…) .Da Oslo 1993 in poi di patti ne sono stati discussi fin troppi e
tutti hanno ricalcato, grosso modo, quello originale sancito con la stretta di
mano tra Rabin e Arafat. (…)
E Allora Perché ciò che sembra così ragionevole non
viene adottato? Perché ci sono sempre dei signori della guerra che conoscono
bene i riflessi pavloviani di politici ostaggio della logica del gioco al
rialzo per non apparire deboli davanti alle frange più estreme della loro
opinione pubblica: quelle minoranze rumorose che in Medioriente hanno sempre la
meglio. Non per caso il rapimento e la barbara uccisione dei tre ragazzi
israeliti, (..) è avvenuto a ridosso dell’inizio di un faticoso processo di
riconciliazione nazionale tra Hamas e Fatah che ha prodotto un governo di unità
assai inviso, oltre all’ala più estrema del movimento fondamentalista, al
governo di Bibi Netanyahu, da sempre indisponibile a trattare con Hamas. (…) .
Il governo dello Stato ebraico promette di annientare Hamas una volta per
tutte. Qualche suo ministro propone addirittura l’invasione e la nuova
occupazione della Striscia.(…) : i generali, proprio perché conoscono la
guerra, sono spesso i più (relativamente) saggi.
Sull’Altro Fronte, l’escalation nuoce soprattutto al
presidente Abu Mazen e al suo prestigio. (…). Netanyahu è un convinto
sostenitore della logica che lo “status quo” conviene a Israele, perpetuare
l’occupazione della Cisgiordania (dura da 47 anni…) una garanzia per la
sicurezza dello Stato, negare la presenza di interlocutori credibili la maniera
più elegante per rimandare all’infinito una soluzione che lo obbligherebbe a
quelle “dolorose concessioni” messe nel conto, nell’ultima parte della sua
vita, persino da Ariel Sharon. La cosa che sfugge, a leader interessati solo
alla proprio sopravvivenza, al tirare a campare di andreottiana memoria,è chhe
il tempo lavora contro Israele. (…). Mentre l’ostilità crescente dei turbolenti
vicini aumenta la condizione di precarietà di un Paese che soffre della
sindrome del rifiuto. Ma la battaglia per la sua esistenza ha bisogno di uno
sforzo di fantasia inedito. Che eviti il tranello dell’azione-reazione. Che non
lasci impunito un delitto così raccapricciante e vengano perseguiti sì i
responsabili. Ma senza infliggere una punizione collettiva a un popolo intero.
g.riva@espressoedit.it
– Gigi Riva – L’Espresso – 10 luglio 2014
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