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mercoledì 16 luglio 2014

Lo Sapevate che: Lo strano caso dei Polpastrelli Ipersensibili...



 Elaborata la Mappa del Dolore : lo si sente di più nelle zone con più recettori.
Ma c’è un’eccezione

Il dolore è un importante segnale di allarme. Se appoggiamo la mano su una superficie bollente, per esempio, è proprio il dolore a farci reagire, sollevandola immediatamente, per evitare di ustionarci. La nostra sensibilità al dolore, però,  non è omogenea in tutto il corpo e un team di ricercatori dell’University College London e dell’Università di Modena e Reggio Emilia ha messo a punto la prima mappa relativa alla nostra capacità di localizzare diversi stimoli dolorosi. Come spiegano sulla rivista Annals of Neurology, questa capacità è massima nel palmo della mano, nei polpastrelli in particolare, e sulla fronte. Sulla spalla è maggiore rispetto al polso e sulla coscia è più alta rispetto al polpaccio.
A queste conclusioni i ricercatori sono arrivati reclutando 26 volontari sani che, con un laser, hanno sottoposto a stimoli dolorosi simili alla puntura di un ago. “Di volta in volta, abbiamo fatto in un’area del corpo una o due piccole “punture”, per comprendere come variasse, dalla testa ai piedi, la capacità di discriminare più stimoli: per capire, cioè, se due stimoli venivano percepiti distintamente o come se fossero uno solo” spiega Fausta Lui, docente del dipartimento di Scienze biomediche, metaboliche e neuroscienze.
I test hanno mostrato che, in generale, la sensibilità al dolore è maggiore laddove è più alta la densità degli specifici recettori: perché più è fitta la trama delle terminazioni nervose, maggiore è la capacità di distinguere chiaramente ogni singolo stimolo. “I polpastrelli costituiscono però un’eccezione: nonostante siano una delle parti del corpo più sensibili, sono contraddistinti da una densità relativamente bassa di recettori del dolore. In questo caso” dice la ricercatrice “riteniamo che il sistema nervoso centrale, visto che usiamo continuamente le mani per esplorare l’ambiente circostante, abbia imparato a elaborare le informazioni dalla cute delle dita in modo molto accurato”.
Simona Regina – Venerdì di Repubblica – 4 luglio 2014 –

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