La corruzione oggi non
è più di ieri.
Ma neanche meno…..
Caro Serra, da bambino
mi piaceva il caramello, se lo assaggio ora non lo trovo particolarmente
allettante. Questo mi fa diffidare di chi pensa che i buoni
sapori di un tempo
siano ormai perduti, in realtà è il ricordo a essere dolce.
Dico questo perché non condivido il pensiero secondo cui
dalle richieste sulla corruzione emerge un quadro peggiore della tangentopoli
dei primi anni 90. Non è vero che allora si rubava solo per il partito o che la
rete del malaffare non fosse così estesa, basta ricordare il maltolto nascosto
nei divani di casa Poggiolini. Inoltre il professor Stefano Rodotà, esponente
del Pds, ammoniva sul fatto che rubare per il partito era anche peggio perché i
fondi illeciti servivano a favorire la propra corrente e la propria carriera
politica, quindi inquinavano la democrazia.
Neppure è vero che si facevano opere utili su cui qualcuno
faceva la cresta, mentre ora si farebbero opere inutili solo per rubare. Anche
allora i Mondiali di Italia ’90 vennero considerati un evento utile a
fabbricare tangenti e un vecchio titolo di Cuore
diceva che con i soldi della Finanziaria si sarebbero fatte solo opere
strettamente necessarie come il quarto anello di San Siro e la funivia Milano-Parma.
Quello che è veramente cambiato è che il Paese allora
cresceva economicamente mentre ora decresce e la corruzione è un peso sempre
più insostenibile.
Massimiliano Zocchi.
Caro Zocchi, il
caramello non piace neppure a me, e dunque sono d’accordo con la sua
considerazione: il passato gode, nella nostra memoria, di un credito spesso
eccessivo. Quel vecchio titolo di Cuore
mi ha fatto tornare in mente quanto grave e cruento sia stato lo scontro
politico e civile attorno alla prima Tangentopoli; e quanto compromessa, già
allora, non solamente l’etica pubblica, ma anche quella privata. Erano gli anni
della “Milano da bere” e di una spregiudicatezza di modi e di pensiero
riassumibile nell’idea che l’ascesa sociale vale qualunque espediente,
qualunque colpo basso. Il denaro, che era stato maledetto dal moralismo egualitarista
degli anni Settanta, venne benedetto e santificato. Se oggi la corruzione ci
pare “più grave” è in parte perché, come anche lei sottolinea, in una società
impoverita le ruberie appaiono particolarmente oltraggiose. In parte perché
forse speravamo che l’Italia fosse cambiata, almeno parzialmente, e la lezione
di vent’anni fa ci avesse insegnato qualcosa. E’ vero che non dobbiamo indorare
il passato; ma neppure dobbiamo essere indulgenti con un presente che stenta
molto, da quel passato, a prendere la giusta distanza.
Michele Serra – Venerdì di Repubblica – 27 giugno 2014 –
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