Lo dice una dotta
ricerca del Mit: anche nel tempo delle madri single per un uomo in casa c’è
posto. Accanto alla culla
(…) . Il titolo, tanto per non girarci attorno, è diretto e
brutale: Do fathers matter?
I padri hanno importanza? Nel tempo delle maternità “single”,
la domanda può sembrare provocatoria. Davanti alle migliaia di figli e figlie
di madri sole, di coppie di persone dello stesso sesso e costrette a vivere la
paternità con i limiti imposti dai tribunali, è evidente che i bambini possano
crescere anche senza la tradizionale figura del papà che rincasa la sera. (…)
Risale ai mesi della gravidanza, quando (ed è questa la scoperta) nei maschi
della nostra specie il livello del testosterone, cioè l’ormone della virilità,
decresce. Come se la natura, con i suoi millenni di esperienza, di “maternità”
diverso da quello del temerario cacciatore di belve e selvaggina. Senza
arrivare ai famosi estremi degli indigeni in Nuova Guinea (che soffrono dei
sintomi della gravidanza, dalle nausee fino al travaglio) l’autore, Paul
Raeburn, osserva come una nuova ondata di ricerche abbia cominciato a
concentrarsi sulla figura e sul ruolo del padre. E ha concluso che la risposta
alla domanda del titolo è si: i papà hanno un’importanza enorme, fin dal
concepimento.
Siamo ben oltre le mode tanto comiche quanto innocue degli
altoparlantini posati sul pancione della mamma per far ascoltare al feto Bach e
Mozart o ai dvd di Einstein per neonati, nell’illusione che Pierino o Giorgina
imparino a risolvere equazioni trigonometriche prima ancora di avere imparato a
farla nel vasino.
La presenza attiva e collaborativa del genitore accanto alla
madre sembra ridurre sensibilmente alcuni dei rischi della maternità come
l’aumento della pressione sanguigna, l’anemia, i parti prematuri, fino alla
depressione post parto. “Se rinunciamo a quello che pensiamo debba essere la
paternità e guardiamo ai dati, ci accorgiamo che dovremmo fare molto più per
incoraggiare i padri a essere vicini ai figli e alle loro madri”, scrive il
ricercatore Raeburn. Quanto più modesto è il livello economico, e dunque
sociale della famiglia, tanto più importante diventa il ruolo del papà, che
tende a mancare proprio nelle case dove dovrebbe essere più presente. (…) Ma il
lavoro dell’autorevole professore rileva che, ancora oggi, esiste negli uomini
chiamati ad allevare i loro piccoli una notevole resistenza psicologica ad
ammettere che il loro ruolo vada, dal concepimento in poi, ben oltre gli
sterotipi del “modello maschile” o di colui che provvede, se ci riesce, a
mettere i pasti sul tavolo.
Una conclusione che ha cominciato a filtrarle anche in quella spia infallibile dei
cambiamenti che è la lingua. Sono sempre più
numerose le coppie nelle quali il padre e la madre dicono: “we are
pregnant”, “siamo incinta”, invece dell’antico “mia moglie è incinta” o “lei
aspetta mbino”, come avrei detto io molti anni or sono.
Forse, e non voglio giustificarmi a posteri, è una buona cosa
che non l’abbia scoperto prima. Con la mia capacità di autosuggestione avrei
avuto nausee e doglie come gli aborigeni della Nuova Guinea. E mia moglie
avrebbe dovuto insegnarmi la respirazione Lamaze.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 28 giugno 2014 –
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