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mercoledì 9 luglio 2014

Lo Sapevate Che: Parlare di sesso? Un raro piacere....



Parlare di sesso?
Un raro piacere

A renderlo più difficile e necessario degli argomenti non sono i tabù,ma le parole.
Sempre troppe o troppo poche per intendersi

“A me sto film me la fa passare, la voglia di far sesso”. dice la mia amica nel quarto d’ora accademico che il cinema ci concede tra Nynphomaniac  part I e par II: “Lars von Trier non ha mai fatto venire voglia di far sesso a nessuno”, le rispondo tracannando tutti i pop corn che pozzo, per altre due ore sono tante…. “Però vedere far sesso in genere sì, fa tecnicamente venire voglia di fare altrettanto – tranne in questo film”. E infatti il tecnicismo è un punto di discussione. Il sesso è una dicessi quelle manifestazioni/necessità/piaceri umani di cui si parla peggio e con maggior difficoltà. Tutto questo non c’entra ovviamente con il moralismo: è che è proprio difficile parlare bene di sesso, raccontarlo con la temperatura emotiva giusta. (…).
Desacralizzato, il sesso diventa piatto, Lars von Trier lo abbatte raccontandolo in senso patologico, come quella carrellata di piselli multicolor che a un certo punto scorrono sullo schermo. “Piselli”, perché c’è anche un lessico particolare nel parlare di sesso, che come tutti i lessici da scegliere affinché la comunicazione funzioni, deve tener conto della comprensione altrui. Una cosa è parlare di sesso con la donna/l’uomo con cui quel sesso si fa, una cosa è parlare di sesso con la propria amica, con cui si condivide un’immagine di sesso, e altro è parlarne a un genitore, anche da adulti, anche quando quei genitori sono nonni e quindi danno per certo che i propri figli sappiano cosa è il sesso. (…).
Quando si dice che è difficile parlare di sesso ai bambini la principale difficoltà sta nel trovare le parole giuste. Se fosse facile tra adulti parlare di sesso, parte delle resistenze a farlo con i bambini cadrebbe. Non si sa spiegare solo ciò che non si conosce bene, diceva un mio professore al liceo. E il sesso è quanto di più inconoscibile esista proprio in un’epoca che lo mostra, ma poi non ne sappiamo parlare. (…)
“Quando scrivi di sesso, prima masturbati” suggeriva Elsa Morante a Pier Giuseppe Murgia: un consiglio che dire pratico è dire poco. Lei voleva dire: liberati di quella tensione che da solo l’argomento sviluppa e che rovinerà qualunque discorso sensato. Più comunemente mi è successo la settimana di parlare di pornografia con un amico, e di aggiungere “lo dico senza alcuna malizia, eh?”. E lui, serio e compunto, affrettarsi a ribattere “ma è ovvio”. Ovvio un corno, e se fosse stato ovvio nessuno avrebbe aggiunto nulla.
Potrebbe essere, il sesso, un argomento che si autoesclude appena compare? Un tabù in questo senso, che scompare a nominarlo, lasciando al suo posto, al posto della tensione, e della bellezza, solo gli strumenti del mestiere, senza il manufatto compiuto (oops)?Si dice a Napoli zitt’ a chi sape o jiuoc, stia zitto chi conosce il gioco.
Valeria Parrella – Donna di Repubblica – 5 luglio 2014 –

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