Con Ciro Esposito è
morto il calcio
L’uccisione del tifoso
del Napoli è solo l’ultima delle tragedie che hanno colpito il nostro sport.
Ogni volta assistiamo a un’indignazione rituale. senza che nulla venga fatto.
Ma stavolta le responsabilità non possono essere archiviate
Ogni strada, ogni piazza, ogni vicolo di Napoli piange la
morte di Ciro Esposito, il ragazzo di Scampia ucciso dal colpo di pistola
esploso da un ultras neofascista a Roma prima di Napoli-Fiorentina il 3 maggio
scorso.
Quando si è diffusa la notizia, ho subito pensato che questo
lutto non fosse locale e cittadino, ma nazionale. Con Ciro Esposito il calcio
italiano ha definitivamente smesso di essere uno sport. Se dopo la morte di
Filippo Raciti, se dopo i continui problemi di ordine pubblico qualcuno avesse
ancora avuto dubbi, credo che ora nessun alibi esista più. (…) . per chi scatta
in piedi per un gol, per chi si nasconde dietro le esili spalle di Marek
Hamsik. che sotto una pioggia di petardi e bombe varta va a contrattare la
continuazione della partita con Genny la carogna. Ed è Genny, non lo Stato, a
evitare l’insurrezione dei tifosi.
Poi i riflettori, i media, valanghe di commenti, articoli
e nulla cambia.(…) Questa volta l’indignazione è stata solo emotiva. Nessuno ha
proposto e nessuno ha chiesto. I responsabili, nell’indistinzione dei vertici
politici, delle forze dell’ordine e delle istituzioni calcistiche presenti allo
stadio, sono rimasti senza volto.
Eppure io un volto l’ho trovato, e un nome. Il maggior responsabile
di tutto questo per me è il “ministro del calcio” in Italia: Giancarlo Abete,
presidente (ex da qualche giorno) della Federazione Italiana Gioco Calcio.
Abete è stato nominato il 2 aprile 2007, due mesi dopo la morte di Raciti.(..)
la riforma del calcio sbandierata necessaria, l’affidamento degli stadi per
esempio alla gestione responsabile della società, sono rimasti temi che ormai
non occupano nemmeno più lo spazio dei dibattiti.
Ma Lui Si Chiama Fuori. Si dichiara vittima. Dice di non
capire le connessioni tra il suo ruolo e le infiltrazioni della camorra nelle
curve. (…) .Democristiano e uomo di potere dal 1979, sa bene che la strategia
migliore è sempre la stessa: calati juncu
ca passa la china. Promette un
ulteriore giro di vite, ma la vite del potere in Italia è già sparita da anni.
(…). E non si tratta di sconfitte sportive, ma di una credibilità del tutto
perduta che ha reso il nostro calcio una questione di ordine pubblico o di
partite truccate.
Con la Morte di Ciro
Esposito le
responsabilità non possono essere archiviate. I genitori di Ciro hanno chiesto
che non si commettano atti di violenza e vendetta. (..). E sono la cosa più
vicina alla responsabilità istituzionale, responsabilità che lo Stato e Figc
non hanno avuto in questa dolorosa vicenda che non potrà mai essere
dimenticata. Che non dovrà mai essere dimenticata.
Se adesso siamo indignati, dobbiamo ricordare che
l’indignazione va indirizzata, altrimenti De Andrè avrà per sempre ragione: “
lo Stato si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran
dignità”.
Roberto Saviano – L’Espresso – 10 luglio 2014
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