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venerdì 4 luglio 2014

Lo Sapevate Che: La Bustina di Minerva....



 Nelle latebre del Dna

Era proprio necessario sbattere in prima  pagina le vicende della famiglia dell’uomo accusato dell’omicidio di Yara? Oggi nell’era di WikiLeaks la privatezza non esiste più. E i panni sporchi si lavano in televisione

La Bustina scorsa svevo commentato cosa accade in un universo in cui è scomparsa la privatezza e tutti possono sapere che cosa facciamo. Ne avevo concluso che sembra inutile che ci si batta per conservare zone di riserbo quando la tendenza generale sembra essere quella di voler essere visti e sentiti ad ogni costo per avere la sensazione di esistere. La gente non vuole la privatezza, anche se l’invoca.
Ora nel caso Yara è accaduto qualcosa di diverso. Qualcuno – e se non gli inquirenti, la stampa o qualche altra fonte – non solo ha detto che il colpevole era Bossetti (il quale, mentre scrivo, è ancora soltanto un “presunto” colpevole), e che la sua colpevolezza era stata scoperta grazie alla prova del Dna, ma che per questa via si era dimostrato che era figlio illegittimo di un tale, che con questo tale la sua signora mamma aveva avuto decenni fa una relazione adulterina, che il marito della mamma non l’aveva mai saputo, aveva allevato Bossetti come figlio suo, e adesso manifestava un’ira furibonda, eccetera eccetera.
Subito, Dopo La Prima eccitazione, si sono levate voci di sdegno: va bene arrestare un colpevole, ma era necessario proclamare col megafono tutto quello che era successo nella sua famiglia, facendo fare una figura sgradevolissima sia alla mamma sia al non-papà, rovinando di fatto una unione coniugale, tirando in ballo ed esponendo alla pubblica gogna persone che col delitto non c’entravano e avrebbero avuto diritto di non vedere esposti in pubblico i soliti panni sporchi? (…). Ci saremmo domandati cosa ci celavano magistratura e forze dell’ordine: ci ci diceva che avessero agito bene (o, come si suol dire, “con professionalità”)? L’opinione pubblica, si sarebbe gridato, ha diritto di sapere!
E’ Che Il Pubblico Si E’ Abituato con Wikileak secondo le rivelazioni di Snowden, al fatto che tutto, ma davvero tutto, deve essere pubblico. Il che è giusto sino a un certo punto: certe marachelle pubbliche o private vanno svelate e denunciate ma in principio, perché una macchina statale possa funzionare, i rapporti d’ambasciata e vari documenti governativi debbono poter essere riservati. (…) . Alcuni progetti devono rimanere segreti, almeno sino a che è essenziale la loro riuscita (che può essere virtuosa).
Ma la perdita della privatezza, specie  dopo i fatti Wikileaks e Snowden, è stata elevata a principio etico e tutti sentono il bisogno che tutto venga detto, sempre, in ogni caso. Pertanto se le presenti vicende dei parenti di Bossetti fossero state taciute, si sarebbero accusati gli inquirenti di sordido complotto.
E allora di che ci lamentiamo? La mamma di Bossetti, e quello che sino a ieri era ritenuto suo padre, debbono ormai prendere atto che i panni sporchi si lavano in televisione, durante la pubblicità delle lavatrici. Se la perdita della privatezza è arrivata (giustamente) nelle latebre del Dna, non può che trionfare sempre e ovunque. Che ci piaccia o no.
Umberto Eco – L’Espresso – 31 luglio 2014 –

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