Si è soliti dire che
nella vita “non si finisce mai di apprendere”. Ma le mappe affettive che sono
alla base delle emozioni si creano nelle prime settimane di vita
Milan Kundera scrive: “Max Brod, il fedele amico di Kafka, non
ha il minimo dubbio che Kafka nasconda una grave colpa: secondo lui è colpevole
di Lieblosigkeit, incapacità di
amare”. E cosa rappresenta il protagonista del processo di Kafka se non
l’umanità nella sua quasi totalità? Per questa sua pervasiva e debordante
incapacità di amare l’uomo è condannato all’autodistruzione, così come Kafka
viene giustiziato per un delitto a lui ignoto, ma implicito nell’esistenza
della maggior parte degli uomini. E’ un delitto colposo, cioè involontario,
l’incapacità di amare, non per questo, però, meno grave.
Ma dov’è la radice profonda di questo analfabetismo affettivo
se non in quel “deficit di accudimento”, in quelle “carezze non date” che
segnano la vita di miliardi di persone? Troppi uomini e donne si rassegnano
così, loro malgrado, a vivere una vita, magari piena di emozioni e passioni, ma
sostanzialmente anaffettiva, che non consente di comprendere, e quindi
trasmettere in modo credibile e coinvolgente il messaggio fondamentale del
Vangelo.
Aristotele diceva che l’uomo è un “animale sociale”, cioè può
raggiungere la felicità solo in una relazione con gli altri. Questa intuizione,
peraltro di tutta evidenza, è stata studiata e confermata nel secolo scorso da
John Bowlby (1907-1990), psicoterapeuta infantile di fama internazionale che ha
lavorato alla Tavistock Clinic di Londra. Scostandosi dalla teoria di Freud,
secondo il quale il lattante è sollecitato unicamente dalla soddisfazione delle
pulsioni e dalle gratificazioni bibliche connesse all’allattamento, Bowlby
ritiene che fin dalle prime due o tre settimane si verificano nel bambino “fasi
di vivace intere razione sociale, con uno scambio animato che comprende
espressioni facciali e vocalizzi, durante la quale il neonato si orienta verso
la madre con movimenti agitati delle braccia e delle gambe, a cui seguono fasi
di disimpegno che preparano la successiva fase di interazione. Se la madre è
attenta e risponde alle sollecitazioni del suo bambino, il neonato impara ad
amare. Questa “forza motivazionale relazionale”, come la chiama Bowlby, orienta
il ciclo vitale, regolando gli stati fisiologici ed emotivi.
Il modello di Bowlby, secondo il quale lo sviluppo
dell’individuo non è deciso tanto dai processi maturativi interni, quanto dai
processi interpersonali, è stato condiviso anche da Michael Balint che parla di
“amore primario”, da Eik Erikson che ha introdotto il concetto di “fiducia di
base”, da Joseph Sandler che parla di “sfondo di sicurezza”, e da Arnold Modell
che giunge a ipotizzare un “istinto relazionale”.
Se la capacità di amare non si apprende in quella prima fase
dell’esistenza, difficilmente la si può in seguito acquisire. Lo stesso si dire
per la formazione delle “mappe cognitive” che decidono, il modo di conoscere il
mondo e delle “mappe affettive” che sono alla base del modo di sentirlo, ossia
della risonanza emotiva che le cose emotive producono in noi.
Secondo Freud queste mappe si costituiscono in maniera
definitiva (e difficilmente modificabile) entro i primi 6 anni di vita. Oggi le
neuroscienze ci dicono che si strutturano definitivamente entro i primi tre
anni. Questo significa che nei primi tre anni di vita ai bambini – che non
crescono come le piante – va prestata grande attenzione. Che quando mostrano i
loro primi sgangherati disegni non bisogna rispondere: “Li guarderò dopo” (che
vuol dire mai), perché il bambino conclude di non aver fatto nulla di
interessante per la madre. (…) .
La capacità di amare si decide in quell’età, insieme alla
formazione della propria identità che nasce dal riconoscimento. Queste cose (…)
ha ricordate Papa Francesco nel suo discorso in Giordania quando ha detto che
se i bambini non crescono nell’amore e di conseguenza non imparano ad amare,
quando saranno grandi difficilmente potranno risolvere i conflitti che lacerano
quelle terre.
umbertogalimberti@repubblica.it
– 28 giugno 2014
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