E Ora Lo Dice Anche La Scienza:
I Vegetariani Vivono Di Più
La conferma arriva da uno studio
californiano:rinunciare alla carne riduce il rischio di ammalarsi.
Fino al 7 per cento nelle donne, fino al
18 negli uomini. E l’alimentazione vegana è la più salutare.
“Dovremmo
diventare tutti vegetariani?” si chiede L’editoriale di oggi su Jama, il Journal of the American Medical
Associaton. Ad ascoltare la voce dei numeri, la risposta giusta sembrerebbe
sì. Chi elimina completamente la carne dalla dieta si ammala di meno e vive di più,
conferma lo studio su 70mila persone pubblicato dalla rivista medica. E chi a
frutta e verdura associa il pesce vede migliorare ulteriormente la propria
salute. La dieta senza carne permette di schivare soprattutto le malattie cardiovascolari,
ma anche il diabete e – novità mai emersa in studi precedenti – l’insufficienza
renale.
Secondo
il rapporto Eurispes di febbraio, il 4,9% degli italiani, è vegetariano e l’1,1
% vegano. Le due categorie sono cresciute del 2% rispetto a un anno fa. Le
motivazioni per evitare la carne nel nostro Paese sono soprattutto ideologiche
(sensibilità per la sofferenza degli animali). Ma sui benefici per la salute di
questa scelta le prove si vanno accumulando di anno in anno.
I
vegetariani, spiega oggi Jama, hanno un rischio di ammalarsi e morire nel
prossimo anno di vita ridotto del 12%, rispetto a chi mangia carne. Scavando
nella categoria, si osserva che la dieta di frutta, verdura e pesce dà la
protezione massima: meno 19% del rischio. I vegani si piazzano al secondo posto
con un meno 15%. Aggiungere uova e latte abbassa il rischio al 9%. E una dieta
vegetariana non rigorosa, con un piatto di carne alla settimana, assottiglia il
beneficio all’8%.
A
godere di più per la dieta di frutta e verdura è il cuore. I dati sulla
riduzione del cancro sono invece modesti. E l’allungamento della vita si fa
sentire più sugli uomini che non sulle donne, già gratificate da una vita media
più lunga. I ricercatori della Loma Linda University in California sono arrivati
a questi risultati seguendo 73 mila volontari canadesi e statunitensi, che per
sei anni hanno compilato dei questionari sulla loro alimentazione quotidiana.
Tutti gli individui del campione appartengono alla confessione degli avventisti
del settimo giorno. In genere i
ricercatori preferiscono studiare coorti con un background social
culturale omogeneo perché ritengono che i comportamenti siano più simili e i
risultati abbiano meno distorsioni.
Nel
caso degli avventisti, i vegetariani tendono a essere più longevi dei mangiatori
di carne. Hanno anche un livello di istruzione mediamente superiore e sono più
attenti alla salute: non bevono, non fumano e praticano sport regolarmente.
L’effetto positivo della dieta a base di frutta e verdura potrebbe confondersi
fra gli altri comportamenti virtuosi della categoria. E i ricercatori guidati
da Michael Orlich sono i primi ad ammettere: “La dieta vegetariana è associata
a una ridotta mortalità. Ma non è ben chiaro se la relazione sia di causa ed
effetto”.
Che
ridurre la carne, soprattutto quella rossa, faccia bene (specialmente al cuore)
è comunque un’osservazione assodata da tempo. In Europa è in corso uno degli
studi più vasti del mondo, che si chiama Epic e coinvolge 520 mila persone in
dieci Paesi. L’ultimo risultato, pubblicato dall’università di Oxford, è che
il rischio di essere colpiti da infarto
nel corso della vita si riduce di un terzo mangiando frutta e verdura. A
settembre dell’anno scorso era stata la rivale Cambridge a pubblicare uno
studio sul British Medical Journal. Vi
si calcolava che ogni 50 grammi in più al giorno di carne rossa o processata
aumenta il rischio di ammalarsi di cuore del 42%, di diabete del 19%, e di
tumore all’intestino del 18%. Ma la carne non è l’unica dei guai di salute,
ricorda nell’editoriale di Jama Robert Baron, professore di medicina
all’università della California di San Francisco e vegetariano della prima ora
(cioè dagli anni 70). “Sulla quantità ideale di carne da includere nella dieta
il dibattito è aperto. Ma nessuno dubita che vadano evitati bevande zuccherate,
cereali non integrali, grassi saturi e transaturi” .
Elena
Dusi – R2 Stili di Vita – La Repubblica – 4-6-13
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