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domenica 9 giugno 2013

Lo Sapevate Che: "Potere e Denaro"...


Perché Ad Alcuni Potere E Denaro
Non Bastano mai?

Che cosa spinge i politici, e non solo loro, a non separarsi mai dal potere? E che cosa porta i super-ricchi ad accumulare denaro senza limite, a volte a qualunque costo?

Premesso che il mio livello culturale è da vecchia terza media, le domande che sto per farle sono stupide o banali, ma da anni me le pongo e le risposte che i do non mi bastano. Vengo al punto: parlando soprattutto di uomini politici ma non solo di loro, mi chiedo: com’è che non mollano mai? Anche quando non hanno più preoccupazioni economiche, e nei fatti hanno la certezza di eventuali impunità, anche quando avvertono la repulsione generalizzata?
Presunzione infinita? Delirio di onnipotenza? Voglia di comandare?  Megalomania? La prego, mi dica che c’è sotto qualcosa di più profondo della cattiva educazione da bimbi viziati. La seconda domanda sento che è in qualche modo collegata alla prima, ma non riesco a mettere bene a fuoco come. Secondo lei che differenza c’è tra possedere trenta milioni di euro e possederne trentuno? Come cambia la percezione della vita? Cos’è che fa valer la pena, in caso di ricchezze illecite, di continuare a violare le leggi? Cos’è che fa rischiare l’infarto in battaglie finanziarie a uomini d’affari che trascurano ogni altro aspetto della vita pur essendo economicamente stragarantiti? Cos’è che non fa mai dire “basta, sono a posto”? O, anche qui, non si va oltre la banale “greed” di Gordon Gekko?
Roberto Balili – roberto.balili@gmail.com


Oltre alla dipendenza dall’alcool, dalle droghe, dal gioco, dal sesso, esiste anche una dipendenza dal potere e dal denaro. E come chi ha già bevuto abbastanza non si lascia convincere che forse è meglio che smetta, o chi ha già perso somme significative al tavolo da gioco non è in grado di interrompere le puntate, o chi dipende dal sesso non sa contenersi in alcuna circostanza che cerca o gli si  offre, così chi è affetto da dipendenza dal potere o dal denaro è costretto ad accrescerlo o almeno a mantenerlo a tutti i costi, non perché il livello raggiunto non gli basta, ma perché se si arrestasse nella sua rincorsa al potere o al denaro ne andrebbe della sua identità.
Più specificatamente, l’incapacità di abbandonare il potere sembra sia connessa a una carenza di identità dovuta a scarsi riconoscimenti nell’infanzia, accompagnati da soverchianti richieste genitoriali che generano un senso di inadeguatezza a cui i più si rassegnano, mentre gli uomini di potere non cessano di cercare nel riconoscimento esterno. Questa teoria, formulata da Manfred Kets De Vries, della Havard Busines School, trova conferma nel fatto che per compensare il bisogno di attenzione, riconoscimento e affetto non riscosso da bambino, l’uomo di potere ha una sorta di coazione a comparire, a farsi vedere, riscuotere approvazione, consenso, seguito, per non fare i conti con la scarsa stima di sé che segretamente avverte.
Apprendo inoltre dalla lettura di La morte del prossimo di Luigi Zoja che una ricerca dell’Università di Surrey ha comparato un gruppo di 39 manager di  successo con altrettanti criminali riscontrando in entrambi i gruppi caratteristiche antisociali, immoralità e un alto tasso di aggressività, che nei manager, (definiti “psicopatici di successo” a differenza dei criminali, “psicopatici senza successo”) non è immediatamente visibile e quindi più pericolosa, accompagnata da un cinismo non dissimile da quello riscontrato nei criminali. Come si fa, con questa natura, a separarli dal potere?
Per quanto riguarda invece la coazione ad accumulare denaro senza alcun limite e misura, la spiegazione la si può leggere nel primo libro del Capitale, dove Marx scrive che ciò che affascina nel denaro non è la sua materialità, ma la sua “sistematicità”, dovuta alla sua capacità di sostituire tutti i valori, per cui il capitalista non è avaro, ma “feticista”.
Su ciò conviene anche il filosofo Jean Baudrillard che scrive: “Ciò che si adora nel denaro è la conclusa perfezione di un sistema che viene “feticizzato”. La patologia di chi accumula denaro al di là di ogni misura è simile a quella del collezionista a cui non interessa la natura delle cose raccolte, ma la sistematicità dell’insieme collezionato, che gli garantisce la sicurezza di un mondo chiuso e invulnerabile. E’ questa invulnerabilità che interessa a chi accumula denaro, non il denaro i sé.
Queste ie risposte alle sue domande tutt’altro che banali sono naturalmente solo delle interpretazioni, non esaustive ma senz’altro indicative di comportamenti, come lei dice, altrimenti inspiegabili.
umbertogalimberti@repubblica.it  - Donna di Repubblica – 01-06-13


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