Aspettando Al Cancello La Morte Di Un
Grande
E così, eccomi di nuovo davanti a un
cancello
Sudafricano, ad aspettare.
Sono
passati 23 anni, e la persona è sempre la stessa:Nelson
Rolihlahla Mandela, che tutti chiamano con il suo
nome clanico, Madiba. Il padre, il liberatore, il saggio, l’uomo più riverito,
forse più amato, al mondo Vista da un altro pianeta, la scena non sembrerebbe
cambiata. La polizia che vigila, l’accesso sbarrato, l’accampamento mediatico
sull’altro lato della strada, le telecamere, i thermos e simili generi di
conforto. Ma con gli occhi del cuore è un altro mondo. E non soltanto per i
miei capelli grigi.
Domenica 11 febbraio 1990 era una giornata radiosa,
perfetta per celebrare un trionfo. Madiba uscì a piedi dal cancello della colonia
penale Victor Verster, 27 anni dopo il suo arresto, mano nella mano con la
moglie di allora, rinato, salutando con il braccio levato e il pugno chiuso.
Guardavamo un uomo farsi avanti e vedevamo la storia in cammino.
Anche questa mattina di giugno 2013 è assolata, seppur
fredda. Nessuno di noi però si aspetta una vittoria. Non una nascita, semmai
l’opposto. L’unica cosa che andrà via libera di qui, temiamo tutti, è l’anima
di un grande. Madiba, quasi novantacinquenne, minato dai malanni polmonari contratti
negli anni di prigionia, è in terapia intensiva. Più che la storia, aspettiamo
una notizia: la parola fine. I lettori dovrebbero esserci grati, osservò una
volta un collega per tutte le veglie inutili, le porte chiuse, le attese vane
con il taccuino in mano. Qualche volta però, è un privilegio. Ecco, per il solo
fatto di aver aspettato Madiba fuori dal cancello, un giornalista può dirsi, anch'io ho vissuto.
Pietro Veronese – 21-6-13
Nessun commento:
Posta un commento