La Repubblica Delle Borse E Delle Agende
Che Non Si Ritrovano Mai
Che cosa
c’era scritto nell’agenda dalla copertina rossa che Paolo
Borsellino
portava sempre con sé, non lo sapremo mai. Il magistrato potrebbe averla presa
con sé quando è andato a citofonare alla vecchia madre; in quel caso sarebbe
stata
polverizzata dall’esplosione. Oppure Borsellino
l’aveva lasciata nella borsa di pelle sul sedile posteriore della macchina su
cui viaggiava. La borsa è stata trovata, ma senza l’agenda rossa. A 21 anni di
distanza dalla strage, milioni di italiani sono ovviamente portati a pensare
che sia stata trafugata. Da chi? Naturalmente dai servizi. Perché “Perché era la scatola nera dei misteri della prima Repubblica, che bisognava far
sparire”. La tesi non è dimostrabile, ma siamo portati a crederlo. Infatti, non
c’è misero italiano i cui non ci sia una borsa che scompare, simbolo di un
potere così forte, così losco, così pervasivo, così intelligente da renderci
ridicoli nella nostra ricerca di verità. Perché il caso Borsellino dovrebbe
fare eccezione?
Dagli annali della Prima Repubblica: 1978. Spariscono
le due borse che Aldo Moro aveva con sé quando venne rapito in via Fani da un
commando delle Brigate Rosse. Ma non furono le Br a portale via perché in una
fotografia scattata subito dopo, ci sono. Un’ora dopo, quando la signora Moro
compie un sopraluogo, non ci sono più.
1979. Il banchiere Michele Sindona finge di essere
stato rapito dai comunisti a New York; in realtà è in Sicilia ospite di Cosa
Nostra. Nella sua borsa tiene la sua arma di ricatto più preziosa: la lista dei
500, ovvero l’elenco degli uomini di potere italiani in cui ha fatto guadagnare
un sacco di soldi. La lista sparisce, lui muore bevendo un caffè.
1982. Il banchiere Roberto Calvi fugge da Milano,
perché ul suo banco Ambrosiano ha fatto crac. Tutti i documenti più scottanti
li mette in una borsa di pelle. Lui finisce impiccato a Londra, la borsa viene
ritrovata dal senatore missino Giorgio Pisanò. Viene aperta in tv da Enzo
Biagi: è vuota.
1982. Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie
vengono uccisi a Palermo da Cosa Nostra. Non solo la cassaforte del generale
viene ritrovata vuota, ma scompare una cartella in pelle che Dalla Chiesa
portava sempre con sé. Trentuno anni dopo (!), una lettera anonima alla procura
di Palermo solleva il caso. Immediate ricerche, ed ecco la cartella riappare
dai sotterranei: vuota.
Quelli che svuotano le borse, li abbiamo chiamati servizi, sanno il loro mestiere. Sono
veloci, bene informati, sono puliti (la casa di Riina la lasciarono
immacolata). Sono avvisati che le cose stanno per succedere. Non si pentono
mai, non si tradiscono tra di loro. Con simili precedenti, come possiamo noi
pensare che l’agenda rossa non sia stata trafugata dalla borsa di Paolo Borsellino?
Per quanto poi riguarda quello che c’era scritto dentro….ognuno è invitato a
riempire l’agenda con i nomi che gli
piacerebbe trovarci.
Enrico Deaglio – Venerdì di Repubblica – 31-05-13
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