Forse i sindacati dei medici dipendenti del Servizio
Sanitario nazionale hanno ragione nel voler proclamare uno sciopero nazionale a
luglio, per protestare contro il blocco della contrattazione. Forse hanno torto
quando si lamentano per difendere i privilegi della struttura dirigenziale
ospedaliera. Chissà perché si possono abolire i posti letto ma non i primariati
che, nel corso del tempo, sono aumentati quasi dappertutto, a dispetto
dell’intera struttura nosocomiale che invece ha subito abbondanti tagli e
riduzioni. Prendiamo il Lazio, dove sono stati eliminati 5mila posti letto,
“scomparsi” o ridimensionati interi ospedali, chiusi tantissimi reparti. In
molte situazioni questi interventi – più attenti al risparmio che alla nazionalizzazione
– hanno causato notevoli disagi ai pazienti. Fatto è che i vertici dirigenziali
sono rimasti quasi esenti dalla pesante “cura dimagrante”. Perfino in presenza
di casi eclatanti, come quello dell’odontoiatrico Eastman dove si contano ben
16 primari per 17 posti letto: in pratica ogni malato ha il suo primario
personale. Situazioni simili vanno cambiate? Sì, senza dubbio. Anche per non
fare dire ai cittadini che “i medici sono una casta”.
g.pepe@repubblica.it
– La Repubblica – 25-6-13
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