Nella Grande Depressione E’ La Borsa Che
Fa La Differenza
Senza saperlo o volerlo, chi stampa
soldi per combattere
La grande
recessione, e cioè Stati Uniti, Gran Bretagna e ora anche in Giappone, contribuisce alla
sperequazione dei redditi tra i super manager e il resto della forza lavoro. E’
quello che risulta da un’analisi condotta sul guadagno medio dei Ceo- i vertici
manageriali – delle imprese quotate nel Ftse 100, l’indice di borsa londinese.
Nel 2012, il reddito generato dal pacchetto azionario che fa parte delle loro
retribuzioni è aumentato dell’8 per cento. A regalare questo bonus è stata, nel
mezzo della grande recessione, l’impennata degli indici di borsa anglosassoni, una forza che, inaspettatamente, rema
a favore della sperequazione dei redditi.
Da quando è iniziata la guerra ai buoni di produzione
miliardari degli anni ruggenti, ai top manager vengono offerti, quale
compensazione, pacchetti azionari cospicui il cui valore sale quando salgono le
quotazioni in borsa. Senza volerlo, si è creato un nuovo fattore di
sperequazione dei redditi tra i Ceo e il resto dei manager, e infatti questi
ultimi lo scorso anno hanno avuto un incremento di reddito sei volte più basso.
Gli analisti concordano che a monte c’è una verità scomoda: il fiume di denaro
che si stampa non finisce nell’economia reale ma in borsa, e viene usato per
acquistare in primis titoli azionari.
Ciò spiegherebbe l’aumento del Ftse 100 nel 2012, anno di dura recessione anche
in Gran Bretagna. E’ però vero che il nuovo contante non basta a far gravitare
i titoli, nel medio e lungo periodo c’è bisogno di una forte domanda che esiste
ancora grazie agli ottimi tassi di crescita dei Paesi emergenti.
La globalizzazione continua così a stupirci con le sue
molteplici forme canaglia.
Loretta Napoleoni – Venerdì di Repubblica – 21-6-13
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