La foca monaca avvistata di nuovo nel
Mediterraneo. Merito di una collaborazione con i pescatori. E ottimo segno per
la salute del mare.
Nell’antica Grecia erano sotto la protezione di
Poseidone e Apollo, l’Odissea le cita, la loro immagine è sulle monete del 500
avanti Cristo. Hanno perfino dato il nome a una città: l’antica Phocacea, in
Asia minore. Poi sulla foca monaca, la più rara del mondo, si è abbattuta una
caccia spietata che l’ha spinta sull’orlo dell’estinzione. Adesso si è riaffacciata
in Italia.
Certo, la presenza è ancora timida, appesa al filo di
una precaria sopravvivenza, ma è stata documentata da un monitoraggio condotto
dall’Ispra e dall’area marina protetta delle Egadi.
“Dopo decine di segnalazioni abbiamo deciso una ricognizione
sistematica delle nostre coste per individuare le grotte in cui era probabile
il suo passaggio, racconta Stefano Donati, direttore dell’area marina protetta
delle Egadi. “Abbiamo predisposto trappole fotografiche, strumenti attivati da
sensori che scattano immagini anche al buio usando gli infrarossi. E sono
arrivate le prove del ritorno di questo straordinario mammifero”.
La minaccia di estinzione è tutt’altro che rientrata:
non è stato possibile capire quante foche monache abbiano fatto ritorno,
potrebbe anche essere una sola. Ma è uno spiraglio per la sopravvivenza di un
animale che abita il Mediterraneo da 5
milioni di anni ed è ridotto a circa 400 esemplari sulle coste di
Grecia, Turchia, Tunisia e Marocco.
“E’ un segnale di speranza ed è importante sia stato
reso possibile dalla categoria che aveva avuto grandi responsabilità nella
caccia alla foca monaca: i pescatori”, aggiunge il ministro dell’Ambiente,
Andrea Orlando. “Ci siamo organizzati per riparare i danni prodotti alle reti
dalla foca e i pescatori si sono trasformati in custodi, perché la presenza di
questo antico mammifero è un segnale di qualità del mare. E porta turismo”.
Antonio Cianciullo – Venerdì di Repubblica – 15-6-13
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