I Giovani Disoccupati E Il Colpo Di
Genio Di
Dare La Colpa Ai Nonni
Mattia ha vent’anni, non ha un lavoro,
come la maggior parte dei suoi amici, e nemmeno la speranza di trovarlo. Gli
vogliono far credere che la colpa non sia di un sistema economico sbagliato, ma
di sua madre e di suo nonno.
La
madre è maestra elementare in una scuola romana. Il nonno è un pensionato, ex
capo ferroviere. Se sua madre rinunciasse a quei quattro diritti acquisiti, se
il nonno accettasse un altro taglio alla pensione, Mattia troverebbe di sicuro
un lavoro. Lo dicono tutti, ma proprio tutti, in televisione, sui giornali, in
Parlamento. Tutti o quasi i cosiddetti esperti economici, tutti o quasi i
partiti, di destra, di sinistra e anche quello, “né di destra né di sinistra”,
che Mattia ha votato alle ultime elezioni.
Così
sembra vero. I ventenni sono ormai così convinti che i loro nemici siano padri
e nonni da non considerare più nemmeno la propria esperienza personale e quella
della generazione che li ha preceduti.
Ai
fratelli maggiori di Mattia tutti, ma proprio tutti, ma proprio tutti, destra
sinistra eccetera, avevano raccontato che avrebbero facilmente trovato un posto
di lavoro se soltanto avessero accettato di essere flessibili, di rinunciare ai
propri diritti e a stipendi dignitosi. Soltanto al principio, s’intende, per
entrare nel mondo del lavoro. Perché in questo modo si sarebbe creata una
grande offerta di posti e quindi i salari sarebbero aumentati in breve tempo.
Questa era la promessa della legge Biagi, approvata nel 2003 dal governo
Berlusconi e beat ficcata in televisione dal ministro Tremonti.
All’epoca
la disoccupazione giovanile in Italia era del 25 per cento, ora sfiora il 40.
Il reddito medio e il potere d’acquisto medio dei ventenni italiani è crollato
in dieci anni del 40 per cento. I giovani flessibili sono insomma molto più
poveri e disoccupati di quantdo erano meno flessibili. Se il nuovo verbo
condiviso venisse applicato, la mamma e il nonno accettassero di perdere
diritti e reddito, Mattia non troverebbe comunque un lavoro. Semplicemente,
entrerebbero in famiglia ancora meno soldi, bisognerebbe ricorrere a prestiti e mutui e alla fine le banche si
prenderebbero anche la casa. Negli ultimi vent’anni è accaduto in tutto il
mondo che i poveri siano diventati più poveri e i ricchi più ricchi.
Era
accaduto altre volte. Ma è la prima volta che agli arricchiti riesce di far
credere ai poveri che se sono poveri è colpa di altri poveri. Più
emarginati sono i giovani, più votano
per anziani miliardari che dalle loro ville lanciano crociate contro maestre
elementari e pensionati delle ferrovie. Non è geniale?
Curzio
Maltese – Venerdì di Repubblica – 14 -6- 13
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