Anche ammesso che domenica si confermi
la frenata del Front National in Francia, rimane l’inquietudine per quanto sta
accadendo in tutta Europa. Un altro sistema politico, quello francese, fra i
più solidi delle democrazie occidentali, è franato sotto i colpi della crisi.
In meno di un decennio in tutto l’Occidente, considerando gli Stati Uniti di
Trump, abbiamo assistito al crollo dell’architrave che ha retto la democrazia
dal dopoguerra, l’alternanza fra grandi partiti conservatori e progressisti. I
due partiti tradizionali di Francia, repubblicani e socialisti, arrivano poco
sopra un quarto dei voti. Tre elettori su quattro hanno scelto forze politiche
che oggi non sono quasi rappresentate nell’assemblea nazionale Emmanuel Macron
ha fondato il suo movimento En Marche
da pochi mesi. Marine Le Pen può contare su due soli deputati a Parigi, Jean
Luc Mélenchon che ha sfiorato il 20 per cento è segretario di un partito con
novemila iscritti e l’1,7 per cento (in coalizione con altri) alle ultime
legislative. È la conferma spettacolare ci una tendenza in progresso in tutto
il continente. I partiti conservatori tradizionali perdono voti e sono sempre
più spesso smentiti dai loro elettori nelle scelte decisive, com’è accaduto ai
tories britannici sulla Brexit. Se rimangono al governo è grazie ad alleanze
sempre più posticce e improbabili con i loro tradizionali avversari politici.
Ai socialisti tocca una sorte ben peggiore, minacciati di estinzione in Grecia,
Polonia, Olanda e ora in Francia, dimezzati in Spagna e in Germania, isolati in
Gran Bretagna, ma soprattutto abbandonati da un voto popolare che li aveva
sostenuti fedelmente per mezzo secolo. Sono sconvolgimenti politici che nella
storia di norma avvengono dopo una guerra. Questi sono l’effetto di una guerra
economica che ha lasciato sul campo troppi sconfitti e che da un punto di vista
psicologico è stata anche peggiore di una guerra vera e propria, perché non
s’intravvede all’orizzonte nessun progetto di ricostruzione. Il voto contro non
è di speranza perché è chiaro che i Le Pen, i Farage e i Grillo, con tutte le
differenze non saprebbero come risolvere i problemi che denunciano. E il
discorso sembra valere anche per Macron, che rischia di rivelarsi un’altra meteora.
In compenso i vecchi partiti non offrono altro che la difesa di uno status quo
ormai intollerabile alla maggioranza. Grande insomma è a confusione sotto il
cielo, ma per chi questa situazione si rivelerà eccellente?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di La Repubblica – 5
Maggio 2017
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