Sono Una Studentessa di liceo classico, e attraverso la
tragedia di Edipo Re abbiamo affrontato il tema del complesso omonimo. Con lo
studio di Freud, il professore di filosofia ha aggiunto alla spiegazione un
video della serie de Il Caffè Filosofico
di Repubblica, proprio relazionato da lei, così ho pensato che fosse giusto
porre a lei questa domanda: nelle coppie omosessuali che crescono un figlio, il
complesso di Edipo come si sviluppa? Con quale dei due genitori il bambino
entra in una relazione di “emulazione conflittuale” per sedurre,
inconsciamente, l’altro? Grazie. Nora
Diofili noradiofili1978@gmail.com
Con Il Complesso
Edipico Freud
intende illustrare come il bambino acquisisce la sua identità attraverso
l’identificazione col padre, onde acquisirne le caratteristiche che gli
consentono di sedurre la madre (modello del mondo femminile), da cui prende
avvio la sua capacità di instaurare relazioni. Questo vale per il bambino. Per
la bambina, Freud confessa che: “Le cognizioni da noi acquisite intorno a
questo processo evolutivo nella bambina sono insoddisfacenti, lacunose e
incerte”. Per quale ragione Freud per illustrare come si acquisisce “identità” e
“relazione” usa la metafora sessuale? Perché come gli ha insegnato Schopenhauer,
da lui considerato suo “precursore”, egli ritiene che il vero soggetto della
nostra esistenza è la “specie” che ci prevede come suoi funzionari, e perciò ci
fornisce per un certo periodo di sessualità per la riproduzione e di
aggressività per la difesa della prole. Ma noi non ci rassegniamo a essere
semplici funzionari della specie, perciò rimuoviamo nell’inconscio questa
nostra condizione, per vivere secondo la rappresentazione che il nostro Io si
costruisce per riflettersi nei suoi desideri, nei sui obiettivi, nei suoi
progetti, nei suoi sogni, per poi disperarsi di fronte alla morte. La nostra
fine, infatti, chiude il sipario su questi scenari, rispetto ai quali la specie
è del tutto indifferente nel suo destinarci alla morte, come un tempo alla nascita
e alla procreazione. (..). Che ne è allora, come lei mi chiede, dei figli
adottati delle coppie gay, dove è impraticabile il rapporto edipico che Freud
prevede essere alla base della costruzione di quelle figure che sono
“l’identità” e “relazione”? Se adottiamo l’ipotesi di Freud, non possiamo
negare che i figli delle coppie gay possano avere qualche problema. Ma
l’ipotesi di Freud è incontrovertibile? No. E ne danno conferma la gran parte
degli antropologi che hanno studiato come crescono i figli là dove, dopo la
procreazione, è del tutto assente la coppia genitoriale nella cura dei neonati
e nel percorso della loro crescita. (..). Oltre agli etno-psiconalisti, che
sottolineano come i primitivi, crescendo in gruppo e non con un padre e una
madre ben definiti, non percorrono le tappe edipiche descritte da Freud, val la
pena di considerare le riflessioni di Gilles Deleuze e di Félix Guattari, che
nell’ Anti-Edipo (Einaudi)
introducono il termine “eso-edipico” (che significa “al di fuori dell’Edipo”)
per tutti quelli che nascono e crescono senza vere una copia genitoriale come
si è strutturata in Occidente e senza per questo essere più nevrotici o più
pazzi di noi occidentali. Anzi, a loro parere, la triangolazione edipica ideata
da Freud è un tentativo di contenere la forza del desiderio, potenzialmente
rivoluzionaria e sovversiva, nell’ambito delle mura domestiche, alla quale dà
da consumare mamma e papà, in modo che non fuoriesca da questo recinto e non
diventi pericolosa per la società. Conclusione: il complesso edipico è
un’ipotesi formulata da Freud e accolta con riserva, se non addirittura contestata,
nello stesso mondo psicoanalitico. Ma la cosa più importante da considerare è
che i bambini crescono bene o male a partire dalle cure che ricevono. E non è
detto che le coppie omosessuali siano meno accudenti di quelle eterosessuali,
spesso litigiose e non di rado violente.
Umbertogalimberti@repubblica.it – La Donna di La Repubblica – 29
Aprile 2017
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